Tra gufi, menagrami, criminali e talebani si perpetua il sistema di potere denunciato dallo smemorato Jacopo Bulgarini d'Elci
Domenica 1 Gennaio 2017 alle 20:23 | 1 commenti
«Il 2 febbraio a palazzo Trissino viene recapitata una lettera di Icomos, organizzazione non governativa che è il braccio operativo dell'Unesco e che alla luce di una serie di denunce partite da alcune associazioni del territorio, chiede lumi al Comune rispetto all'impatto di tre opere: la base Del Din, il complesso di Borgo Berga e il futuro passaggio dell'alta velocità », è così che sul GdV del 22 dicembre 2016 ci ricorda il "caso" della possibile "espulsione" di Vicenza dalla lista dei beni "Patrimonio dell'umanità " della stessa Unesco Nicola Negrin, che riferisce nello stesso giornoi della reazione virgolettata e, a dir poco, infastidita del vice sindaco "competente" al problema Jacopo Bulgarini d'Elci: «Taluni esponenti del comitati agiscono come dei menagramo. Alcuni si augurano apertamente che Vicenza finisca fuori dall'Unesco. Ecco, chi dice una cosa del genere ai miei occhi è un criminale».
Duro e deciso il vice sindaco che, infatti, a pochi giorni di distanza, riparla del caso a differenza dall'afasia fulminante che l'ha colpito da quando denunciò in Sala Bernarda la dipendenza storica di tutti i gangli del potere politico dal sistema di potere più ampio, non a caso economico e finanziario, esplicitatosi nel cerchio stregato di Gianni Zonin.
Ne ha riparlato il 30 dicembre per dare del bugiardo a se stesso o allo scrupoloso collega Nicola Negrin che ne raccoglie, paziente, il nuovo virogolattato dopo le polemiche nate dalla sua criminalizzazione di chi vorrebbe Vicenza senza il cemento che l'ha sommersa e di cui non vuole parlare ai pm neanche Antonio Bortoli, il direttore generale scelto dalla giunta Variati, il mentore di Bulgarini stesso: .
Leggete: «Non ho dato dei "criminali" alle associazioni. Ho detto che è criminale lavorare attivamente affinché Vicenza esca dall'Unesco».
L'avesse detto a noi, dicendoci in pratica che avevamo riportato un falso virgolettato, gli avremmo risposto per le rime, ma Negrin è più paziente di noi e ha atteso, poco per la verità , per annotarla (e virgolettarla) l'ennesina sparata di chi ambirebbe, con questa linearità di opinioni e comportamenti, a proporsi come prossimo sindaco di Vicenza.
Infatti Bulgarini dopo aver smentito, se stesso, di aver dato del criminale a chi ha sollevato i problemi di una Vicenza sempre più oppressa dall'ignoranza degli interessi dei mattonari, aggiunge: «Chiedo ai movimenti e ai comitati che si sono dimostrati sempre razionali di non seguire quindi questi "talebani" che spingono per l'espulsione». Ma come, vicesindaco, dopo criminali, anche talebani?».
Non riusciamo a capire chi sarebbero questi talebani se nonle associazioni stesse, accusate, assolte e poi ritirate in ballo ma Negrin è lapidario con la sua domanda: «Ma come, vicesindaco, dopo criminali, anche talebani?»...
Dopo aver apprezzato, sinceramente, apprezzato il puzzle in due pezzi (tragicomini per l'attore) composto dal collega, non ci siamo, però, trattenuti da un momento di compassione, anzi no, di latina "pietas" per Jacopo, circondato da poteri che ha detto di non saper combattere, lui come tutti gli altri, prima di dimenticarsi di averlo detto, in video stavolta, senza virgolette cancellabili.
Se una volta a dettare legge a Vicenza erano costruttori con cognomi come Ingui e Maltauro, oggi il sindaco Achille Variati, che con orgoglio ha dichiarato al CorVeneto di non aver avuto nell'era Zonin - Zigliotto - Zuccato poteri a lui "sovraordinati", per conoscere (o imporre se non è sovraordinato...) i voleri cementieri deve ricevere Antonio Vescovi, presidente della sezione Costruttori edili e impianti di Confindustria Vicenza - Ance.
E se Antonio non è che il fratello del presidente di Confindustria Vicenza, Luciano Vescovi, amico storico di Giuseppe Zigliotto e Roberto Zuccato, oltre che di Variati, e se questa associazione non ha saputo trovare come rappresentante dei costruttori se non il parente più stretto del presidente, dov'è il rinnovamento di Vicenza e la "crescita" di nuove figure apicali?
Nell'assessore alla... crescita Bulgarini, il più classico degli esempi di nepotismo "sindacale" che neanche a Roma imperiale..., o nel presidente dell'Ance, fratello di Luciano e di Maria Cristiana?
Se tanto ci dà tanto (poco), nel 2018 (o forse prima) prepariamoci al fondo della crisi, con una città da spolpare del ben poco che le è rimasto dopo il crac della Banca Popolare di Vicenza e la svendita della Fiera di Vicenza da parte di un governo cittadino (se i vicentini ci ricascheranno, cosa più che possibile) con Bulga sindaco, un figlio di Zonin al bilancio e alla crescita e Maria Cristiana all'assessorato unificato all'edilizia privata e pubblica col fido Bortoli a dirigere le silenti operazioni comunali e con la troika Variati, Zigliotto e Zuccato ad allenarsi a replicare lo schema, magari in Regione o addirittura a Roma, che allora sì che "diventerà più bella e più forte che pria...".
E Gianni Zonin dove sarà ?
A organizzare cene e, ovviamente, libagioni a piede libero con altre eccellenze locali come Paolo Scaroni, più sfortunato perchè qualche condannina se l'è, almeno lui, beccata, ma che di convivi e incontri d'affari ha un'indubbia esperienza e che come Pr si rivolgerà di sicuro al neo romagnolo Matteo Marzotto che di Zonin & Variati è stato a Vicenza fedele e ben ripagato servitore...
Povera Vicenza, come siamo caduti in basso da doverci far raccontare queste cose dal povero VicenzaPiù, che farà di tutto e di più perchè questo quadro non venga dipinto e, se dipinto, venga distrutto dai vicentini, iniziando dalle decone di migliaia che hanno pagato di persona per questo sistema «criminale» e «talebano».
Noi i nostri vigolettati non li cambiamo e, poi, ricordiamo che dare del "gufo" non è che porti poi così tanto bene a chi ha argomentato solo con quell'appellativo ai suoi oppositori.
Fatte le debite proporzioni verso il basso, non ce ne voglia il nipotino da Variati, il suo "menagramo!" sa tanto di "gufo!".