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Unicredit garantisce aumento BPVi ma ha i suoi problemi in Borsa: il cavaliere bianco diventa "rosso Unipol"? Con cui Zonin ...

Di Gianfri Bogart Venerdi 29 Gennaio 2016 alle 10:30 | 0 commenti

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Piazza Affari cade con le banche in un'ennesima seduta da dimenticare per i mercati azionari in questo soffertissimo 2016, registra la peggiore perfomance tra i principali listini con il Ftse Mib arretrato del 3,49%, che porta a -15%  il flop della Borsa milanese da inizio anno, e va peggio delle pur affannata Borsa di Francoforte che con il -2,44% perso ieri segna nel complesso -10% rispetto a inizio anno. «Sia il listino italiano che quello tedesco - scrive Vito Lops su Il Sole 24 Ore - sono stati caratterizzati dalla vendita del comparto bancario, ma per motivi diversi».

Ma se le azioni della banche tedesche sono "vendute" per i recenti "profit warning", a partire da quello della Deutsche Bank, che già aveva chiuso il 2015 con una perdita di 7 miliardi e che conferma previsioni poco entusiasmanti per i prossimi trimestri, in Italia il problema è, se vogliamo, non solo quello dei minori profitti ma l'allarme per le possibili maggiori perdite collegate al nodo "sofferenze".

«Gli investitori - aggiunge Vito Lops - fanno fatica a digerire la "bad bank all'italiana", quella frutto dell'accordo raggiunto nei giorni scorsi tra l'Unione europea e il Tesoro (prevede la creazione di veicoli interni a ciascuna banca che a sua volta impacchettano i crediti deteriorati in titoli derivati Abs da collocare sul mercato e, di questi, solo quelli con un rating investment grade potranno avere la garanzia dello Stato). Sono tanti ancora i dubbi e tanto lo scetticismo di fondo sulla bontà dell’operazione tanto che la stessa agenzia di rating Fitch (che avrà un ruolo chiave visto che emetterà i rating, cioè i giudizi su titoli derivati Abs emessi dalle società veicolo bancarie) ha commentato l’operazione come "Non sufficientemente attraente, le banche ne faranno un uso limitato" indicando inoltre che il meccanismo alla base "è troppo complicato" e che pertanto "i tempi di realizzazione saranno molto lunghi"...».

Entrambe le popolari venete, la Veneto Banca e la Banca Popolare di Vicenza, sono fortemente interessate al problema di come gestire le sofferenze nell'attesa, già chiara per i trevigiani, più nebulosa per i vicentini, di confrontarsi con una Borsa che oggi non si mostra approdo facile e indolore.

"Anche se s'ha da fare" pena il default degli Istituti o il loro improbabile ridemensionamento a banchette regionali con tempi e modalità di attuazione che non lo renderebbero di certo meno doloroso per chi già ha perso soldi e poi riporterebbero il tutto alla necessità di essere fagocitati da banche più grosse per giunta da posizioni di maggior debolezza visto che l'input della BCE e delle autoità politiche italiane è quello della costituzione di grossi gruppi...

Grossi gruppi che oggi sono, loro stessi, al centro della bufera borsistica.

Come Unicredit, che, pur avendo programmato consistenti tagli di personale (oltre 14.000 i dipendenti interessati), ha perso in un solo giorno il 6,4% e risulta ormai doppiata in termini di capitalizzazione da Intesa Sanpaolo che pure ha perso il 5,8% ma consolida il suo gap positivo rispetto alle altre banche italiane proponendosi come una delle poche, se non l'unica,  a poter reggere i confronti internazionali..

E se Veneto Banca ha sottoscritto con Banca Imi del gruppo Intesa un accordo di pre-garanzia relativo al previsto aumento di capitale da un miliardo di euro, per un ammontare tale da coprire l'intero fabbisogno necessario, lo steso ha fatto BPVi per il suo aumento da un milardo e mezzo affidato a Unicredit, che ha sempre fatto sapere di non essere di certo essa stessa, visti i suoi affanni, quel cavaliere bianco di cui, quindi, potrebbe essere solo l'apripista.

Anche se quel cavaliere per alcuni imprenditori locali, danarosi sulla carta ma impelagati in altri problemi che ne rendono improbabile l'impegno diretto se, come sarà, dovrà essere consistente e reale, non solo diventa "nero" ma, peggio, "rosso quando assume le paventate sembianze di Unipol... di cui si è ripreso a mormorare anche lunedì in Consiglio comunale di Vicenza confermando le vecchie voci di alcuni ben introdotti consiglieri regionali che descriverebbero la banca, resa famosa da Fassino ("abbiamo una banca!") prima che saltasse l'operazione BNL, come già acquirente benedetta da alcuni, non pochi, soci che le azioni gliele starebbero già promettendo (consegnando?).

Alleato di Unipol per il fallito assalto alla BNL fu anche, e oggi diremmo "guarda caso", Zonin col suo staff di allora in BPVi.

Per carità questa ultima è fanta banca, ma se a volte... tornassero sotto mentite spoglie?


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