Tra Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca la differenza la fa il 5%
Martedi 15 Dicembre 2015 alle 04:17 | 0 commenti
Dopo aver "regolato i conti" anche con i sindacati (un nodo delicato che Iorio & c. devono ancora sciogliere a Vicenza) Veneto Banca corre verso la sua assemblea del 19 dicembre (quella della BPVi, che era partita apparentemente in vantaggio, è fissata più in là , a marzo 2016) quando i soci dovranno (e il "dovranno" ha ben pochi, se non illusori, margini di libertà ) decidere la trasformazione in Spa e l'aumento di capitale con connessa quotazione in Borsa, l'unica che può "fornire" il miliardo di euro che serve per ricapitalizzare l'Istituto di Montebelluna ed evitare, a sè stesso, agli azionisti e agli obbligazionisti "subordinati" la fine della Popolare dell'Etruria, di Carife, Cassa Marche e CariChieti.
E mentre da tempo Veneto Banca ha comunicato che non usufruirà della possibilità di imporre per due anni il tetto del 5% al possesso azionario, così come concesso dalla legge che impone la trasformazione delle Popolari con più di 8 miliardi di attivo in Spa, il neo presidente di BPVi, Stefano Dolcetta, conferma che quel tetto, che limita nei primi due anni la contendibilità in Borsa della proprietà , ci sarà anche perchè, spera, «avere una quota di soci ‘privati' superiore al 30 per cento, quindi circa 500 milioni di euro sottoscritti con l'aumento di capitale, lo considererei un grandissimo risultato».
Nessun limite di quote per VB, tetto provvisorio per BPVi: un vantaggio o uno svantaggio?
Lo dirà il futuro, ma, intanto, a quotazione avvenuta, sapremo con chiarezza di chi sarà la Banca di Montebelluna, mentre l'attesa per la Popolare vicentina sarà ancora lunga.
Entrambe, basta con le chiacchiere perchè questo è il loro inalienabile valore, saranno banche del territorio, per raccolta e utilizzi, e Veneto Banca dovrà subito rispondere al mercato per la misurazione della sua efficienza.
Ma, col tetto del 5%, la piccola ma enorme differenza tra le due Popolari venete, la Banca Popolare di Vicenza chi ci garantirà che saprà perseguirla nei primi due anni di assenza di una guida di riferimento con la stessa chiarezza o sarà ancora al centro dei vecchi, dannosi giochi di potere di chi vuole poterla controllare non rischiando più di tanto?
Al massimo, fa capire Dolcetta, quei 500 milioni sui complessivi 3 miliardi circa di valore che la BPVi capitalizzerà al suono della campanella a Piazza Affari.
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