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Rotazione dirigenti e personale, M5S Veneto chiede alla giunta veneta quali sono le misure anticorruzione adottate

Di Redazione VicenzaPiù Lunedi 9 Maggio 2016 alle 19:07 | 0 commenti

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M5S Veneto

Il Movimento 5 Stelle interroga la giunta per sapere come mai non sia stata attuata la rotazione dei dirigenti prevista dal piano triennale anti corruzione. Il piano è stato approvato dalla stessa giunta Zaia, che però non ha dato seguito al provvedimento. La domanda è contenuta in una dettagliata interrogazione che verrà discussa nella seduta di domani del consiglio regionale. L’interrogazione del Movimento, a prima firma del capogruppo Jacopo Berti, prende le mosse dalle importanti indicazioni che la stessa authority anti-corruzione presieduta da Raffaele Cantone ha da tempo posto all’attenzione degli enti pubblici: la rotazione dei dirigenti nei settori maggiormente esposti al rischio di corruzione è caldeggiata dall’authority per evitare che interi settori della pubblica amministrazione si trasformino in feudi e bacini a uso e consumo di questo o quel dirigente.

Il gruppo consiliare M5S chiede quindi alla giunta veneta se e quali siano nel dettaglio le misure finora intraprese in merito alla rotazione dei dirigenti e del personale. L’interrogazione intende far emergere anche, in mancanza del regolamento quale “atto formale”, quali siano stati i criteri finora utilizzati in merito alla rotazione dei dirigenti e del personale.
Di seguito l'interrogazione
PIANO ANTICORRUZIONE: QUANDO SARÀ FINALMENTE ATTUATA LA NORMATIVA IN MATERIA DI ROTAZIONE DEI DIRIGENTI E FUNZIONARI?
presentata il 06/03/2016 dai Consigliere Berti, Scarabel, Bartelle, Baldin, Brusco
Premesso che: la legge 6 novembre 2012 n. 190, recante “Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell'illegalità nella pubblica amministrazione”, all’art. 1, comma 60, stabilisce in particolare che: “entro centoventi giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, attraverso intese in sede di Conferenza unificata…si definiscono gli adempimenti, con l'indicazione dei relativi termini, delle regioni e delle province autonome di Trento e di Bolzano e degli enti locali, nonché degli enti pubblici e dei soggetti di diritto privato sottoposti al loro controllo, volti alla piena e sollecita attuazione delle disposizioni della presente legge, con particolare riguardo: a) alla definizione, da parte di ciascuna amministrazione, del piano triennale di prevenzione della corruzione, a partire da quello relativo agli anni 2013-2015, e alla sua trasmissione alla regione interessata e al Dipartimento della funzione pubblica”; la Conferenza unificata Stato-Regioni del 24 luglio 2013 ha rinviato all’anno successivo l’adempimento di cui sopra ma ha meglio precisato alcuni contenuti dell’adottando Piano Anticorruzione degli enti locali. Al punto 4 dell’intesa c’è un solenne impegno, in questi termini: “gli enti assicurano la rotazione dei dirigenti e funzionari addetti alle aree a più elevato rischio di corruzione (come risultanti dal P.T.P.C.). A tal fine ciascun ente, previa informativa sindacale, adotta dei criteri generali oggettivi. In ogni caso (…) la rotazione può avvenire solo al termine del dell’incarico, la cui durata deve essere comunque contenuta. L’attuazione della misura deve avvenire in modo da tener conto delle specificità professionali in riferimento alle funzioni e in modo da salvaguardare la continuità della gestione amministrativa. A tal fine, gli enti curano la formazione del personale, prediligendo l’affiancamento e l’utilizzo di professionalità interne. Ove le condizioni organizzative dell’ente non consentano l’applicazione della misura, l’ente ne deve dar conto nel P.T.P.C. con adeguata motivazione. L’attuazione della mobilità, specialmente se temporanea, costituisce un utile strumento per realizzare la rotazione tra le figure professionali specifiche e gli enti di più ridotte dimensioni (…)”; la ricordata legge 190/2012 stabilisce, all’art. 1, comma 10, lett. b) che “il responsabile della prevenzione procede alla verifica, d'intesa con il dirigente competente, dell'effettiva rotazione degli incarichi negli uffici preposti allo svolgimento delle attività nel cui ambito è più elevato il rischio che siano commessi reati di corruzione”.
Premesso altresì che: CIVIT (ora ANAC) ha approvato, con la deliberazione n. 72 del 11.09.2013, il Piano Nazionale Anticorruzione, recante modalità e prescrizioni per le pubbliche amministrazioni nella stesura del loro P.T.P.C. Successivamente, con la determinazione n. 12 del 28.10.2015, il suddetto Piano è stato oggetto di aggiornamento. Al paragrafo 3.1.4 del Piano si parla della “rotazione del personale” (dirigenziale e con funzioni di responsabilità, ivi compresi i responsabili del procedimento, operante nelle aree a più elevato rischio di corruzione) e si specifica per i dirigenti che “la rotazione integra altresì i criteri di conferimento degli incarichi dirigenziali ed è attuata alla scadenza dell’incarico, fatti salvi i casi previsti dall’art. 16, comma 1, lett. l quater D.Lgs. n. 165/2001”. Quest’ultima norma stabilisce, tra i vari obblighi in capo ai dirigenti, quello del “monitoraggio delle attività nell’ambito delle quali è più elevato il rischio corruzione svolto nell’ufficio a cui sono preposti, disponendo con provvedimento motivato, la rotazione del personale nei casi di avvio di procedimenti penali o disciplinari per condotte di natura corruttiva”.
Considerato che: l'allegato 1 del Piano Nazionale Anticorruzione prevede e descrive al capitolo B5 la misura della “Rotazione del personale addetto alle aree a più elevato rischio di corruzione” la quale – si afferma – “rappresenta una misura di importanza cruciale tra gli strumenti di prevenzione della corruzione e l’esigenza del ricorso a questo sistema è stata sottolineata anche a livello internazionale. L’alternanza tra più professionisti nell’assunzione delle decisioni e nella gestione delle procedure, infatti, riduce il rischio che possano crearsi relazioni particolari tra amministrazioni ed utenti, con il conseguente consolidarsi di situazioni di privilegio e l’aspettativa a risposte illegali improntate a collusione”. Il Piano illustra nel proseguo le modalità di attuazione, elencando i seguenti passaggi concreti: la preventiva identificazione degli uffici e servizi che svolgono attività nelle aree a più elevato rischio di corruzione; l’individuazione, nel rispetto della partecipazione sindacale, delle modalità di attuazione della rotazione in modo da contemperare le esigenze dettate dalla legge con quelle dirette a garantire il buon andamento dell’amministrazione, mediante adozione di criteri generali; la definizione dei tempi di rotazione; per quanto riguarda il conferimento degli incarichi dirigenziali, il criterio di rotazione deve essere previsto nell’ambito dell’atto generale contente i criteri di conferimento degli incarichi dirigenziali approvato dall’autorità di indirizzo politico; l’identificazione di un nocciolo duro di professionalità per lo svolgimento delle attività proprie di ciascun ufficio o servizio a rischio di corruzione; il livello di professionalità indispensabile è graduato in maniera differente a seconda del ruolo rivestito nell’unità organizzativa (responsabile o addetto); il coinvolgimento del personale in percorsi di formazione e aggiornamento continuo, anche mediante sessioni formative in house, ossia con l’utilizzo di docenti interni all’amministrazione, con l’obiettivo di creare competenze di carattere trasversale e professionalità che possano essere utilizzate in una pluralità di settori; lo svolgimento di formazione ad hoc, con attività preparatoria di affiancamento, per il dirigente neo-incaricato e per i collaboratori addetti, affinché questi acquisiscano le conoscenze e la perizia necessarie per lo svolgimento della nuova attività considerata area a rischio. 
Di seguito, si aggiunge poi che l’attuazione della misura comporta che: per il personale dirigenziale addetto alle aree a più elevato rischio di corruzione, la durata dell’incarico deve essere fissata al limite minimo legale; per il personale non dirigenziale, la durata di permanenza nel settore deve essere prefissata da ciascuna amministrazione secondo criteri di ragionevolezza, preferibilmente non superiore a 5 anni, tenuto conto anche delle esigenze organizzative; per il personale dirigenziale, alla scadenza dell’incarico la responsabilità dell’ufficio o del servizio deve essere di regola affidata ad altro dirigente, a prescindere dall’esito della valutazione riportata dal dirigente uscente; l’amministrazione ha il potere di mutare il profilo professionale di inquadramento del dipendente, nell’ambito delle mansioni equivalenti nell’ambito dell’area o qualifica di appartenenza; l’applicazione della misura va valutata anche se l’effetto indiretto della rotazione comporta un temporaneo rallentamento dell’attività ordinaria dovuto al tempo necessario per acquisire la diversa professionalità; l’attuazione della mobilità, specialmente se temporanea, costituisce un utile strumento per realizzare la rotazione tra le figure professionali specifiche e gli enti di più ridotte dimensioni; nel caso di impossibilità di applicare la misura della rotazione per il personale dirigenziale a causa di motivati fattori organizzativi, l’amministrazione pubblica applica la misura al personale non dirigenziale, con riguardo innanzi tutto ai responsabili del procedimento.
Considerato altresì che: con la deliberazione della Giunta Regionale n. 37 del 28 gennaio 2014 “Applicazione della Legge 190 /2012, recante "Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell'illegalità nella pubblica amministrazione" Adozione del Piano triennale di prevenzione della corruzione. Applicazione del Decreto Legislativo 14 marzo 2013, n° 33, recante "Riordino della disciplina riguardante gli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni da parte delle pubbliche amministrazioni." Adozione del Programma triennale per la trasparenza e l'integrità.” la Regione del Veneto ha provveduto all’attuazione e all’applicazione della legge 190/2012. In precedenza con delibera n. 369 del 19 marzo 2013, aveva conferito l'incarico di Responsabile della prevenzione della corruzione e l'incarico di Responsabile della trasparenza al dott. Fabio Milocchi, dirigente responsabile dell'Unità complessa sviluppo organizzativo, monitoraggio e audit presso la Direzione Risorse Umane, ora Sezione Risorse Umane; nel  Piano triennale di prevenzione della corruzione 2014-2106, predisposto dal Responsabile della prevenzione della corruzione ed allegato alla deliberazione di Giunta regionale n. 37/2014 si evidenzia, apponendo il termine di dicembre 2014, la necessità di individuare ed adottare criteri per la rotazione dei dirigenti dei settori maggiormente esposti a rischio corruzione, con adeguamento degli atti generali che disciplinano l’affidamento di tali tipologie di incarichi e prevedendo la necessità che il Responsabile della prevenzione della corruzione verifichi l’effettiva rotazione degli incarichi e con il termine di dicembre 2015 l’adozione di criteri per la rotazione del personale operante nei settori maggiormente esposti a rischio corruzione (con relativo obbligo di vigilanza per il responsabile della prevenzione della corruzione); con successive deliberazioni della Giunta regionale sono stati approvati i Piani triennali per la prevenzione della corruzione 2015-2017 (allegato alla deliberazione n.71 del 27 gennaio 2015) che reitera i propositi e le necessità del precedente e 2016-2018 (allegato alla deliberazione n.72 del 27 gennaio 2016). In quest’ultimo è presente una tabella con le misure di prevenzione, trattamento e mitigazione. A pagina 80, nella tabella sul monitoraggio dell’attuazione delle misure di prevenzione, si evidenzia come i criteri per la rotazione siano “in corso di progettazione” e fra le misure di prevenzione da attuare ci sia proprio “l’individuazione ed adozione dei criteri e delle procedure per la rotazione dei dirigenti dei settori maggiormente esposti a rischio corruzione.” da attuare mediante un atto formale (regolamento) entro il 30 giugno 2016: di fatto l’ennesima proroga.
I sottoscritti consiglieri interrogano la Giunta regionale per chiedere: se e quali siano nel dettaglio le misure finora intraprese in merito alla rotazione dei dirigenti e del personale; in mancanza del regolamento quale “atto formale”, quali siano stati i criteri finora utilizzati in merito alla rotazione dei dirigenti e del personale.


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