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Partito Comunista d'Italia Veneto in difesa dei lavoratori dei siti archeologici di Roma

Di Redazione VicenzaPiù Sabato 19 Settembre 2015 alle 15:58 | 0 commenti

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Nota di Giorgio Langella, Partito Comunista d'Italia - Federazione del Veneto
Grande scandalo perché i principali siti archeologici di Roma sono rimasti chiusi per un paio d'ore a causa di una assemblea dei lavoratori. Tutti si sono scatenati: Matteo Renzi, il ministro Franceschini, il sindaco di Roma e politicanti vari. Tutti contro i lavoratori (e le loro organizzazioni sindacali) che hanno osato fare un'assemblea, autorizzata e annunciata nei tempi previsti dalla legge, perché non venivano pagati per il lavoro svolto.

Dichiarati colpevoli senza appello. Colpevoli di pretendere una giusta retribuzione. Colpevoli! Perché, a detta di “lorsignori” hanno fatto fare “brutta figura” al paese. Una vicenda paradossale che dimostra dove questo governo ha scelto di schierarsi. Ma come? I lavoratori, ai quali non vengono pagati gli straordinari (circa il 30% dei loro salari), si permettono anche di protestare civilmente secondo quanto prevede la legge? Ma come? Come osano? Provocano disagi ai turisti per un paio d'ore? E allora?

“Intollerabile” afferma il sindaco di Roma. Matteo Renzi manda il consueto tweet: “Non lasceremo la cultura ostaggio di quei sindacalisti contro l'Italia”. E il ministro Franceschini urla: “Ora basta! La misura è colma”. Certo! La misura è colma perché è ora di finirla con l'accanimento contro i lavoratori e i diritti che si sono conquistati non per concessione di “lorsignori” ma grazie a lotte durissime. È ora di finirla con l'attacco ai diritti, universali e individuali, più elementari da parte di una destra travestita da “sinistra di governo” e composta da politicanti da strapazzo che hanno lavorato poco o niente, e che infarciscono i loro discorsi con il vuoto di slogan propagandistici e frasi fatte. Se il paese vive un declino anche morale che pare irreversibile non è perché i lavoratori pretendono di essere pagati (una cosa ovvia e giusta) ma perché “lorsignori” hanno permesso qualsiasi tipo di prevaricazione e favoriscono i privilegi di chi ha evaso le tasse, di chi ha delocalizzato, di chi corrompe e si lascia corrompere, di chi ha usufruito delle privatizzazioni selvagge, di chi sfrutta il lavoro altrui per arricchirsi, di chi utilizza abitualmente e “normalmente” il lavoro nero, di chi divora ambiente e territorio per i propri affari.

Adesso, certamente, partirà una campagna politica e mediatica contro il diritto di assemblea e di sciopero. Diranno che chi protesta mette in cattiva luce il “belpaese” e, quindi, dovrà essere emarginato e punito. Cercheranno di esasperare la divisione tra i lavoratori (lo fanno già da tempo tra “garantiti” e “precari”, tra “italiani” e “stranieri”, tra “”pubblici” e “privati”), faranno leggi che cancelleranno ulteriormente i diritti costituzionali più elementari.

E giustificheranno tutto dicendo che è giusto colpire quelli che chiamano con evidente disprezzo “gufi”, “anti-italiani” e che considerano “nemici della cultura”.

Dobbiamo aprire gli occhi e prestare attenzione a quello che sta succedendo nel nostro paese. Dobbiamo capire che “lorsignori” stanno ribaltando la logica delle cose. I lavoratori non vengono pagati? In un paese normale sarebbe una cosa ovvia protestare e anche duramente. Si provocano disagi ai turisti per un paio d'ore? Una cosa ovvia che succede, e per periodi molto maggiori di un paio d'ore, con gli scioperi del metro a Londra e con quello dei trasporti a Parigi. Senza che ci siano le “indignazioni” di “lorsignori”.

Protestare perché vengono lesi i normali diritti di chi lavora è qualcosa di normale. Ma nella nostra “povera patria” umiliata da politicanti mediocri e inetti che cercano l'apparenza e il pettegolezzo, non è più così. E così tutti si scatenano contro chi protesta perché non intende subire l'ennesima ingiustizia.

Ieri hanno cancellato, di fatto, lo Statuto dei Lavoratori. Oggi attaccano i lavoratori del Colosseo e dei Fori Imperiali. Domani tutti i lavoratori avranno sempre minori diritti e saranno relegati al ruolo di umili servitori. Chi lavora diventerà sempre più suddito e perderà, con i diritti, anche la dignità.

È necessario ricominciare a vedere, capire, pensare e ribellarsi.

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