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I movimenti dei "grandi" soci locali per BPVi e Veneto Banca prima della borsa. Ma a Vicenza è navigazione al buio per migliaia di piccoli soci mentre arranca l'economia locale

Di Gianfri Bogart Giovedi 4 Febbraio 2016 alle 10:28 | 0 commenti

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Veneto Banca e la Banca Popolare di Vicenza si avvicinano alla scadenza più importante nella loro storia recente, la quotazione a Piazza Affari, la prima con chiarezza dopo la svolta assembleare che ha sancito davanti ai soci convocati in blocco la "rottura" col passato, la seconda tirata per il colletto di qua e di là da quelle che sembrano le solite pressioni e pulsioni locali,  storicamente e  "ambientalmente" favorevoli alle debolezze dell'Istituto in cui ha potuto regnare  da zar incostrato per decenni Gianni Zonin col suo "staff", dal tecnico Sorato al "politico" Zigliotto.

I "grandi" soci locali alla vigilia di questa trasformazione stanno, quindi, tessendo le loro tele avendo due riferimenti, non solo temporalmente, diversi, il punto fermo messo il 19 dicembre scorso dall'Assemblea della popolare di Montebelluna (trasformazione in Spa, quotazione in Borsa e contestuale aumento di capitale) e gli ondeggiamenti vicentini (e alla vicentina) che solo il 5 marzo troveranno una risposta nell'assemblea straordinaria,.

A Montebelluna, ad esempio - leggiamo su Milano Finanza a firma Luca Gualtieri -, "il gruppo di imprenditori, professionisti e grandi famiglie riunito nell'associazione «Per Veneto Banca» ha chiesto ufficialmente un incontro con i vertici per condividere le strategie e il calendario degli interventi. Oggi l'associazione rappresenta circa il 10% del capitale dell'istituto, ma l'idea di dar vita a un patto di sindacato sul 5% è stata accantonata per ragioni di priorità. Nell'assemblea straordinaria di dicembre gli associati si sono espressi a favore del nuovo statuto dell'istituto di Montebelluna e dell'aumento di capitale propedeutico alla quotazione a Piazza Affari. La tempistica scelta dal management però continua a non piacere ai soci, che chiedono un maggiore coinvolgimento nel processo decisionale e la cooptazione di due rappresentanti nel consiglio di amministrazione della banca. «Come più volte abbiamo ripetuto, comunque, riteniamo prematuri i tempi per un collocamento in borsa di Veneto Banca», aveva già spiegato a MF-Milano Finanza uno dei promotori dell'associazione, cioè l'avvocato Loris Tosi. Della formazione fanno parte, tra gli altri, le famiglie Ferrarini (salumi), Carraro (elettronica), Caovilla (scarpe femminili d'alta moda), Batacchi (settore immobiliare), Cavalcante (multy family office), Celentano (pubblicità) e Buffon (lavorazione del legno)".
Quanto alla Banca Popolare di Vicenza, invece, - scrive  Luca Gualtieri - "il potenziale nocciolo duro nato attorno all'associazione «Futuro 150» preferisce usare toni più pacati, anche perché il dialogo con il management è già proficuamente iniziato. Giovedì 28 gennaio i vertici dell'associazione hanno infatti incontrato il presidente della banca Stefano Dolcetta e l'amministratore delegato Francesco Iorio per condividere il processo di avvicinamento alla quotazione. «In passato le comunicazioni tra la banca e gli azionisti sono state molto stringate; nell'incontro del 28 abbiamo ottenuto alcune informazioni generali sulla strategia di Bpvi e ci auguriamo che il dialogo proceda», spiega a MF-Milano Finanza Andrea Beretta Zanoni, portavoce della formazione e docente di Economia Aziendale nell'università di Verona. Nel consiglio direttivo dell'associazione siedono tra gli altri Agostino Bonomo, presidente della Confartigianato di Vicenza, Domenico Corà (azienda di legnami) e Silvio Fortuna (amministratore delegato di Arclinea arredamenti e presidente della Fondazione Studi Universitari di Vicenza), mentre tra i soci fondatori compaiono i nomi di Loison (storica dinastia dolciaria di Costabissara), del notaio Gian Paolo Boschetti, di Gian Carlo Ferretto (ex numero uno di Confindustria Veneto ed ex vicepresidente della banca) e perfino di Barbara Diquigiovanni, figlia del presidente del Real Vicenza (società non più partecipante a campionati nazionali, ndr) Lino Diquigiovanni".

Intanto l'8 febbraio Iorio e Dolcetta incontreanno uan sparuta rappresentanza delle decine di migliaia soci al Comunale di Vicenza e quella sarebbe un'occasione per condividere almeno con loro non solo quelle "informazioni generali sulla strategia di Bpvi" di cui si mostrano, consapevolmente o strategicamente lo vedremo, felici i componenti di Futuro 150.

Ma anche quelle più significative sui passi concreti compiuti e da compiere per fare banca, come ama dire Francesco Iorio, veramente e con trasparenza.

Magari iniziando a rispondere anche alle sette nostre domande per arrivare a quella decisiva e che interessa veramente alle decine di migliaia di piccoli azionisti che hanno perso i loro soldi e non sono interessati ai soliti giochi di potere da basso impero: "come verranno tutelati per il flop di valore della azioni, che con l'allontanarsi o con l'indeteminazione della quotazione in borsa vedono per giunta irrealizzabile anche la monetizzazione di quello che rimane dei loro pezzi di carta investiti su Via Btg Framarin?"

Loro hanno già pagato, salvo colpi di coda di Iorio & c., l'economia locale sta andando peggio che altrove anche per il buco miliardario* causato dalle minori disponibilità dei risparmiatori (specialmente privati e òpiccoli imprenditori) e, mentre gli indagati vivono il sonno dei tempi biblici della Giustizia italiana, i loro colleghi, da Matteo Marzotto a Andrea Monorchio fino a Marino Breganze, continuano a sedere indisturbati (e ben retribuiti) in Cda, magari per fare muro gattopardescamente contro la nuova (?) gestione.

 

*Citiamo il confindustriale GdV del 2 febbraio, che a Via Btg Framarin è diu casa:

"Il popolo delle imprese cresce, ma se negli ultimi 12 mesi la crescita nazionale "è tornata ai livelli del 2007 (+0,75%), l'andamento del Veneto risulta più lento della media italiana (+0,31%) con Vicenza che lievita di un soffio (+0,25), ma sotto tre volte la media nazionale. È il profilo dell'imprenditoria italiana, alla fine del 2015, come emerge dall'analisi dei dati ufficiali sulla natalità e mortalità delle imprese, diffusi ieri da Unioncamere - InfoCamere, la rilevazione trimestrale realizzata sulla base dei dati del Registro delle Imprese, che in questa quarta rilevazione relativa al 2015 ha la valenza di uno "spaccato" annuale... Pur con il suo +0,25% di crescita, Vicenza corre tre volte in meno rispetto all'Italia..."


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