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BPVi e Veneto Banca, Benvegnù del Prc Veneto: ci vogliono banche pubbliche

Di Redazione VicenzaPiù Sabato 27 Febbraio 2016 alle 00:15 | 0 commenti

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Riceviamo da Paolo Benvegnù, segretario regionale di Rifondazione Comunista del Veneto, e pubblichiamo

“Un falò di denaro (vero) per oltre nove miliardi di euro spalmato su oltre duecentomila soci delle due banche popolari venete, la Popolare di Vicenza e Veneto Banca”, così scrive il Sole 24 ore in un articolo recente. Oltre lo 0,5% del PIL italiano in valore bruciato, per un numero di azionisti dei due istituti che equivale al 10% delle famiglie Venete - aggiungiamo noi. Duecentomila azionisti che però non sono tutti uguali. Come in tutte le vicende sporche della finanza Italiana e mondiale, solo di notte tutte le vacche sono nere.

I furbi e i potenti, i bene informati, anche questa volta non sono usciti con le ossa rotte: sono usciti dalla mattanza integri e con qualche plusvalenza.

Chi e come, lo dovrà dire la magistratura che procede nelle sue inchieste, anche se ci sono notizie giornalistiche che indicano nomi e cognomi di famosi “capitani” d’impresa e di illustri famiglie del Nordest (Rosso e Stefanel, tra gli altri, tanto per non fare nomi) che hanno potuto, cosa ad altri non concessa, lasciare la barca prima del naufragio.

Bene fanno i piccoli azionisti, il parco buoi di ogni operazione finanziaria spregiudicata, da Parmalat alla Lehman Brothers - tanto per fare qualche esempio, a chiedere che su questo punto venga fatta chiarezza.

Il danno che hanno subito è enorme: sacrifici e risparmi di una vita andati in fumo per una vera e propria truffa organizzata dai vertici delle due banche venete, che hanno operato nella piena consapevolezza del danno che stavano facendo ai loro clienti. Ignari e fiduciosi, irretiti non solo dai direttori e dai funzionari di banca costretti a inseguire il mandato dei vertici aziendali a raggiungere i budget prefissati, ma anche dalle chiacchiere sulla solidità del sistema bancario veneto, sulle “prestigiose" banche popolari venete, approdi sicuri nella tempesta della crisi per i loro legami con il territorio e per la guida lungimirante dei “grandi paroni” che ne ricoprivano i vertici.

Chiacchiere di cui si sono riempiti la bocca i politici veneti a cominciare da Zaia, ancora nel 2013 e anche successivamente, quando dopo le ripetute visite della vigilanza della Banca d’Italia, comunque colpevole, ai piani alti della politica non poteva non essere filtrata notizia delle acrobazie finanziarie dei vertici delle Popolari Venete.

Un’altra brillante prova della classe dirigente veneta (politica ed economica) che già con il Mose aveva mostrato la sua avidità e il totale disprezzo per il bene comune e il denaro pubblico.

Il risarcimento per chi ha subito la truffa, i piccoli risparmiatori, e la condanna per chi se ne è reso responsabile, è cosa perfino ovvia, e devono essere chiarite le responsabilità di chi non ha esercitato come avrebbe dovuto il suo ruolo di controllo e vigilanza.

La soluzione, come è evidente, è una sola. Il rovesciamento delle politiche di privatizzazione del sistema bancario iniziata con la separazione della Banca d’Italia dal Ministero del Tesoro voluta da Beniamino Andreatta e proseguita con la legge Amato/Ciampi: scelte che hanno favorito la speculazione finanziaria a danno dei cittadini e hanno portato all'esplosione del debito pubblico.

 

Ci vogliono banche pubbliche, trasparenti, sotto il controllo dei cittadini!


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