Banca Popolare di Vicenza: Serracchiani sente in Friuli i vertici, che a gennaio vedranno Zaia
Giovedi 10 Dicembre 2015 alle 10:01 | 0 commenti
Osservato da qui, sembra un inaspettato sorpasso a destra. Scrutata da lì, pare invece una regolare manovra di superamento a sinistra. Questione di punti di vista. Comunque sia il dato certo è che, nella corsa al sostegno dei risparmiatori, il Friuli Venezia Giulia batte sul tempo il Veneto, con la governatrice Debora Serracchiani che ieri ha convocato a Udine le associazioni di categoria, per sentire dalla viva voce dei vertici della Banca Popolare di Vicenza cosa sta succedendo. «Anch'io incontrerò i presidenti di Bpvi e Veneto Banca», rilancia però il governatore Luca Zaia, col quale l'appuntamento era già in agenda a fine novembre, ma è stato rinviato per sopraggiunti impegni.
Già qualche settimana fa la nuova dirigenza del gruppo berico aveva ottenuto un colloquio con l'amministrazione friulgiuliana, nel quadro di un giro di presentazione nelle varie sedi istituzionali del Nordest. «Durante quella conversazione - fanno sapere da Trieste - era emersa l'opportunità di un incontro allargato alle realtà economiche, che abbiamo ritenuto di fissare a Udine, città attorno a cui gravita la maggior parte della settantina di filiali del gruppo veneto». Così appunto è stato, in un faccia a faccia col presidente Stefano Dolcetta e col direttore generale Francesco Iorio, per la volontà della governatrice Serracchiani di «poter informare su una vicenda complessa» il territorio, «a partire dalle categorie economiche, in modo che possano trasferire a loro volta le informazioni nei propri ambiti».
Iorio ha così spiegato le tre tappe del percorso di risanamento. Numero uno: la trasformazione in Spa. «Alternative vere non ci sono - ha specificato il dg - perché si tratterebbe di scegliere la riduzione degli attivi sotto gli 8 miliardi, noi ne abbiamo circa 40, e questo non è tecnicamente percorribile. La seconda opzione sarebbe la liquidazione della Banca, ovvero creare una situazione ancora più difficile per i soci». Numero due: l'aumento di capitale. «Al momento una parte del capitale non può essere computata nel patrimonio della Popolare», ha evidenziato Iorio, in relazione all'esito dell'ispezione della Bce, prima di fare un preciso riferimento alla governance precedente: «La Banca ha prestato male i propri denari», ha detto senza mezzi termini, pur rilevando che Bpvi «ha svolto un ruolo sociale importante supportando il tessuto sociale ed economico in un momento in cui altri istituti riducevano il credito». Numero tre: la quotazione in Borsa, senza cui è impensabile lo stesso aumento di capitale. Un obiettivo per il quale il presidente Dolcetta ha chiesto fiducia ai soci: «Sarebbe un delitto far scomparire questo istituto e credo che le risorse migliori di questo territorio debbano impegnarsi per dare un futuro a questa realtà bancaria».
Per dirla con le parole di Serracchiani, ecco dunque la «exit strategy» tracciata dalla Popolare di Vicenza, rispetto a cui la Regione Friuli Venezia Giulia non avrà un ruolo attivo «perché questo non è il nostro compito». Ma è evidente che in questa fase conta il gesto di «contribuire a diffondere le corrette notizie alle categorie e ai cittadini». E il Veneto? Mentre Dolcetta e Iorio parlavano alle categorie friulgiuliane, Zaia rinnovava (per interposto ministro Giuliano Poletti) il suo appello al governo e annunciava una lettera ai parlamentari veneti «per chiedere un lavoro di squadra perché i 205.000 azionisti di Popolare di Vicenza e Veneto Banca possano sopravvivere». Dopo aver appreso dell'iniziativa dell'omologa dem, il leghista ha quindi puntualizzato: «Anch'io incontrerò i presidenti delle due banche, fermo restando che nella loro gestione la Regione non ha avuto alcun potere. L'appuntamento chiesto da Dolcetta era già in programma, ma è slittato». Da Vicenza fanno sapere che la nuova data sarà messa in calendario oggi, «probabilmente per i primi di gennaio». Jacopo Berti, capogruppo del Movimento 5 Stelle, si sarebbe augurato anche prima: «Basta con questo lassismo, è tempo che la Regione si faccia parte attiva a tutela dei risparmiatori».
Di Angela Pederiva, da Il Corriere del Veneto
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