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Veneto Banca mostra trasparenza: il pegno di Effeti era per un'operazione chiusa, eccola qui

Di Giovanni Coviello (Direttore responsabile VicenzaPiù) Lunedi 25 Gennaio 2016 alle 19:39 | 0 commenti

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Una domanda accusa di Franco Tandin (in una video intervista a VicenzaPiu.Tv rivelava di un pegno che sarebbe stato conferito a favore dell'Istituto di Montebelluna per un controvalore di 300 milioni di euro in azioni della Effeti di Amenduni, Palladio Partecipazioni, Marchi e De Vido) aveva trovato eco anche su VicenzaPiu.com, come su altri mezzi nazionali, il giorno in cui l'assemblea di Veneto Banca, il 19 dicembre 2015, bruciava sul tempo i cugini della Popolare di Vicenza, ora in affannosa rincorsa di quella che reputavano una... tartaruga, deliberando praticamente all'unanimità la trasformazione dell'Istituto di Montebelluna in Spa, la sua quotazione in Borsa e il collegato aumento di capitale da un miliardo di euro.

Tandin, comunque, si chiedeva di quale importo sarebbe stato il finanziamento concesso ad Amenduni & c. e noi ci eravamo attivati per chiedere lumi a Veneto Banca sulla vicenda del pegno e su come fosse stato stato possibile per la Veneto Banca, socia di Ferak, a cui quel 100% di quote in pegno apparteneva, accettare in pegno azioni possedute dalla Ferak stessa.

La domanda, scrivevamo,  «sul come e sul perchè non è di tipo legale (perchè se è stato fatto, il tutto rientrerà nelle nome del codice)  ma di tipo sostanziale in un momento in cui i piccoli soci hanno dimostrato una encomiabile, anche se obbligatoria, fiducia nei nuovi vertici: il nuovo corso di Bolla e Carrus faccia luce sull'episodio con trasparenza per non far venire a Tandin e ad altri come lui il dubbio che l'eventuale finanziamento con pegno a  garanzia non servirà a sottoscrivere l'aumento di capitale della Veneto Banca stessa. O, peggio ancora e per ironia della sorte, della cugina Banca Popolare di Vicenza».

L'Istituto trevigiano ci ha chiesto del tempo, ovviamente vista la questione e il momento delicato oltre che il periodo a ridosso degli adempimenti post assembleari, e oggi, tramite la sua Area di Relazione con i Media, ci ha risposto alla domanda su Effeti, che, a favore di una migliore comprensione di chi legge, qui "scorporiamo" da altri chiarimenti che ci ha voluto fornire su altre domande poste come servizio ai nostri lettori che sono anche loro soci.

Nella premessa il cortese interlocutore di Veneto Banca ci scrive: «Come le anticipavo, non c'era alcun problema a rispondere, ma semplicemente attendevamo le opportune verifiche (abbia pazienza, ma in momenti non semplici da gestire, anche dal punto di vista burocratico, ogni uscita va - giustamente - controllata e ricontrollata da chi di competenza per non diffondere informazioni errate... e non sempre le tempistiche della stampa vengono ben comprese). Grazie per la pazienza e l'attenzione».

Detto che la non "comprensione" delle tempistiche è intuibile, vista la delicatezza delle questioni in ballo, non andiamo ringraziati per la pazienza, che abbiamo esercitato con Veneto Banca, che ci risponde con trasparenza, ma anche con la più vicina Banca Popolare di Vicenza, che continua nei suoi nebbiosi mutismi, pur essendo più distante dalla Borsa dell'Istituto di Montebelluna e, quindi, meno vincolata.

L'attenzione, poi, è doverosa ma la mostreranno ancora di più i nostri lettori, tra cui di sicuro investitori passati e futuri e clienti della banca, leggendo quanto la banca dichiara ufficialmente a chiarimento dei dubbi sollevati e ora dissolti:

«L'operazione Effeti si è già conclusa e non ha in alcun modo riguardato la sottoscrizione di azioni Veneto Banca/BPVi. Come noto, nel dicembre 2014, la Fondazione Crt e Ferak avevano sciolto di comune accordo il patto che le legava al veicolo societario Effeti. Ferak aveva quindi acquisito da Fondazione Crt la partecipazione che questa deteneva in Effeti. Per procedere all'acquisto, a fronte del finanziamento concesso da Veneto Banca, Ferak aveva messo a garanzia le stesse azioni Effeti, prassi comune in operazioni finanziarie di questo tipo».  

Noi il nostro dovere di informare e chiedere lo abbiamo assolto, ma Veneto Banca in questo caso ci ha agevolato dando un'ulteriore prova, non tanto a noi ma a tutti i suoi interelocutori, di voler svoltare rispetto al passato.


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