Quotidiano | Categorie: Sanità

Ticket sanitari in Veneto, Ciambetti: non si tratta di avere i ticket più alti, ma di avere molti meno evasori

Di Redazione VicenzaPiù Martedi 10 Maggio 2016 alle 15:51 | 0 commenti

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Riceviamo da Roberto Ciambetti, presidente Consiglio regionale Veneto, e pubblichiamo
Non sempre i numeri illustrano la realtà: in alcuni casi le cifre possono essere fuorvianti. La riprova viene dalla protesta dell’Associazione Cittadinanza Attiva secondo la quale il Ticket sanitario veneto ha un costo eccessivo, 61,6 euro pro-capite in media quasi doppio rispetto ai i 32,4 euro della Sardegna e comunque ben lontano dalla media nazionale di 47 € pro-capite. In realtà la notizia sarebbe alquanto datata: nel 2011, si avevano proporzioni analoghe con il Veneto che anche allora aveva il ticket medio più elevato mentre in altre regioni si pagava meno della metà di quanto chiesto nella nostra Regione. All’epoca ero assessore al Bilancio per cui approfondii la vicenda.

L’incasso del Ticket, da cui poi si desume la spesa media, è direttamente collegato al numero e qualità delle prestazioni erogate: in altre parole, in Veneto i cittadini spendono innanzitutto  di più perché accedono a maggiori esami e cure di qualità per altro costose rispetto a quanto accade in altre regioni.  
Ma se poi scendiamo nel dettaglio scopriamo che in realtà la sanità costa molto di più per i cittadini di altre regioni: i cittadini che pagano il costo più elevato per la sanità oggi sono quelli delle 8 Regioni che rientrano nel piano di rientro del deficit sanitario (Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Calabria, Sicilia, Piemonte, Puglia) che, secondo uno studio recente di Confartigianato “per risanare le gestioni ‘in rosso’, subiscono un maggior prelievo fiscale di 1,8 miliardi, pari a 61 euro in più per abitante, rispetto alle Regioni con i conti sanitari in ordine”. Confartigianato aggiunge poi che “Il conto più salato lo pagano le micro imprese delle 6 Regioni sotto Piano di rientro del deficit a pieno regime che, tra Irap e addizionale regionale Irpef (i due tributi locali che finanziano il servizio sanitario), devono sborsare in media 6.889 euro l’anno, vale a dire il 20,9% in più rispetto ai 5.700 euro di tasse versate dai piccoli imprenditori nelle Regioni più virtuose, vale a dire le Regioni non autonome che non sono sotto Piano di rientro”. Anche per quanto riguarda i Ticket Confartigiano nota che “sono più alti nelle 8 Regioni ‘in rosso’: Confartigianato ha calcolato che pesano per il 10,1% sulla spesa sanitaria delle famiglie, rispetto alla quota dell’8,9% delle altre regioni”.  
La polemica potrebbe finire qui, ma bisogna aggiungere altre considerazioni, tutt’altro che marginali: quand’ero Assessore regionale al Bilancio, su input del Presidente Zaia e di concerto con il collega Coletto, avviai una serie di verifiche controllando le dichiarazioni al fisco del 5% dei cittadini che nel 2009 avevano detto di essere indigenti e pertanto esenti dal pagamento del ticket. Ebbene, una parte significativa di loro non aveva diritto all'esenzione e all’epoca stimammo in circa 10 milioni di € i soldi non introitati da recuperare. Da allora in poi abbiamo affrontato il nodo dell’evasione fiscale, e non solo nella sanità, anche in virtù di un preciso accordo con l’Agenzia delle entrate. Ancor oggi la Guardia di Finanza scopre anche in Veneto falsi poveri che pretendevano avere l’esenzione dal pagamento del Ticket, qualche migliaio di persone, 4300 nel 2015 per intenderci. Scenario ben diverso in altre Regioni, che si sono mosse ben dopo di noi nel fare controlli incrociati: in Sicilia su 772.376 controlli effettuati relativamente al 2012 sono emersi 240.433 evasori. In Lazio si parla di 328 mila casi di evasione e nella sola provincia di Salerno ne sono stati stimati 18.061. L’elenco è lungo e parla di numeri impressionanti che forse spiegano meglio di ogni altra analisi perché in Veneto, complessivamente, le Asl incassano dai ticket molto di più di quanto non accada in altre regioni. Non si tratta di avere i ticket più alti, ma di avere molti meno evasori forse in virtù di un senso civico del dovere da parte dei cittadini e dell’aver attivato un protocollo con l’Agenzia delle entrate per stanare i furbetti del ticket.


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