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Sanità veneta, la Cgil presenta una ricerca e discute con dirigenti, medici, sindaci e consiglieri regionali

Di Redazione VicenzaPiù Mercoledi 11 Maggio 2016 alle 21:14 | 0 commenti

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Cgil del Veneto

Con un convegno organizzato per il 12 maggio a Vicenza (ore 9,30, Centro congressi Viest hotel) la Cgil del Veneto presenta una ricerca sullo stato di attuazione del Piano Socio Sanitario Regionale con particolare attenzione alla filiera dei servizi territoriali e all’integrazione tra sanitario e sociale.

 

A commentare il quadro (abbastanza critico) che ne emerge ed indicare correttivi e linee del  futuro assetto socio-sanitario del Veneto (il PSSR scade nel 2016) interverranno, oltre ai Segretari Cgil Elena Di Gregorio e Paolo Righetti, Domenico Mantoan, Direttore Generale Sanità della Regione, Iacopo Berti, Vice Presidente della V commissione del Consiglio regionale, Giuseppe Danieli, Presidente della Conferenza dei sindaci dell’Ulss di Vicenza, Domenico Crisarà, responsabile della Federazione dei Medici di Medicina Generale del Veneto.

L’illustrazione della ricerca, in apertura dei lavori, sarà affidata al professor Vincenzo Rebba dell’Università di Padova che ne ha coordinato la realizzazione per conto dell’Ires del Veneto.

Focalizzata sulle 7 Ulss dei comuni capoluogo, l’indagine rivela (attraverso l’elaborazione di diversi dati ed interviste ai principali stakeholder delle Ulss esaminate) una notevole disomogeneità tra Ulss e Ulss nella dotazione dei servizi e comunque un’ inadeguatezza dell’offerta rispetto alla domanda di salute, a sua volta differenziata tra territorio e territorio. 

Non solo; in un contesto in cui il Piano Socio Sanitario non indica obiettivi misurabili e tempi di realizzazione né prevede un governo regionale del suo avanzamento, si assiste ad attivazioni parziali di servizi in una logica del “fai da te” per cui nelle varie Ulss esistono (ed in modo differenziato) alcune strutture ed altre no: mai l’intera gamma dei servizi che solo interagendo fra di loro possono dare una risposta esauriente ai bisogni di salute, soprattutto se legati alle cronicità. 

Il tutto è appesantito da risorse insufficienti e dotazioni di personale non aderenti alle necessità, oltre che da tendenze alle esternalizzazioni ed alle privatizzazioni che stanno progredendo in diverse realtà.

Insomma; mentre si è proceduto alla riduzione dei posti letto negli ospedali, non si è dato vita – se non frammentariamente e disorganicamente - alla contestuale attivazione dei servizi territoriali, creando il rischio di un vuoto di assistenza e di prestazioni in un contesto sociale in cui molte persone stanno rinunciando alle cure e, per la prima volta, l’aspettativa di vita si presenta in calo.

Il “che fare” non può non tener conto del nuovo contesto che si profila con la riorganizzazione ed il riassetto delle Ulss (Pdl 23) che però – secondo la Cgil – non può essere un’operazione al ribasso ma va condotta in modo da rafforzare accesso e qualità delle prestazioni.

Quanto al PSSR, in discussione non ne sono gli obiettivi quanto la capacità di realizzarli. Per questo - suggerisce la Cgil - il nuovo Piano andrà ridefinito fissando modalità di governo certe, risposte adeguate e una contestualità fra i processi di riorganizzazione ospedaliera e la realizzazione della filiera dei servizi territoriali, senza escludere i soggetti politico-istituzionali del territorio ed incrementando quantità e qualità delle risorse umane. 

All’incontro del 12 maggio il compito di delineare prime risposte.

Leggi tutti gli articoli su: cgil

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