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Nuovo codice per appalti trasparenti con stop a varianti e freni alle lobby. Nasce il "bollino" Cantone e basta con massimo ribasso

Di Rassegna Stampa Domenica 21 Febbraio 2016 alle 11:06 | 0 commenti

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Il nuovo codice al prossimo Consiglio dei ministri Superpoteri a Cantone, scompare il "massimo ribasso"
Più controlli nell'assegnazione delle gare - sia per le imprese che effettueranno i lavori che per le amministrazioni che li appalteranno - e un super potere di vigilanza attribuito alla Autorità anticorruzione guidata da Raffaele Cantone. Il nuovo Codice degli appalti è sulla rampa di lancio, i tempi previsti per l'approvazione del decreto sono strettissimi: causa l'immensa mole di articoli (220 nell'ultimissima bozza) il varo previsto per la scorsa settimana è slittato a quella entrante. Termine diventato perentorio, visto che il recepimento delle direttive Ue (datata 2014) scade il 18 aprile.

Obiettivo dichiarato del provvedimento è quello di dare un taglio a sprechi e corruzione e rilanciare gli investimenti nell'edilizia. Settore trainante massacrato dalla crisi e - per quanto riguarda le opere pubbliche - dagli scandali. «Il nuovo Codice si muove all'interno di una cornice semplificatoria e fortemente innovativa. Certezza sulla esecuzione delle opere, trasparenza nelle procedure, riduzione delle stazioni appaltanti, sostegno a piccole e medie imprese e al Made in Italy. Via deroghe, varianti e massimo ribasso. E finalmente avremo la regolamentazione delle lobby e il debat public » sintetizza Riccardo Nencini, viceministro alle Infrastrutture e «padre» della riforma. Perno del nuovo Codice sarà l'Anac di Raffaele Cantone che premierà con un bollino le amministrazioni virtuose, introdurrà un rating selettivo per le imprese di buona reputazione e individuerà i commissari di gara da iscrivere in un albo. Superata una soglia minima nel valore delle gare, le stazioni appaltanti potranno bandirle solo se in possesso del «bollino» di Cantone. Per evitare trucchi dell'ultima ora, la possibilità di introdurre varianti ai progetti originari sarà ammessa solo in un pugno di casi elencati dal Codice stesso. Finirà in soffitta anche la pratica che prevedeva di assegnare le gare al massimo ribasso: ora l'opera sarà assegnata in base alla offerta economicamente più vantaggiosa, tenendo sempre conto dei prezzi, quindi, ma anche degli standard di qualità (e in ogni caso, per prezzi particolarmente bassi saranno previsti supplementi d'indagine). Ma al di là della corposa massa di tecnicità introdotte, il Codice intende dare una spinta anche alla digitalizzazione delle imprese (il documento di gara unico europeo, dal 2018, sarà fornito solo on line) e innovare i rapporti con le aziende e la cittadinanza. È prevista infatti una regolamentazione delle lobby: amministrazioni e enti aggiudicanti dovranno pubblicare tutti i contributi ricevuti da «portatori di interesse», in relazione a lavori pubblici, forniture e servizi, sia in fase di programmazione che nelle fasi di progettazione ed esecuzione, nonché i resoconti di incontri e dibattiti con i medesimi. Quanto alla cittadinanza, le comunità locali saranno interpellate sull'impatto delle grandi opere: parere non vincolante.

Di Luisa Grion, da La Repubblica 


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