Morte Lino Toffolo, Ciambetti: "genio surreale capace di parlare a tutti". Zaia: "vera voce della lingua veneta"
Mercoledi 18 Maggio 2016 alle 14:51 | 0 commenti
Di seguito i ricordi di Roberto Ciambetti, presidente Consiglio regionale Veneto, e del presidente del Veneto Luca Zaia sulla morte di Lino Toffolo
Ciambetti: Per una strana coincidenza della vita, la cronaca ci ha portato nel volgere di pochi giorni  la notizia della morte di Alvise Zorzi e oggi l’uscita di scena di Lino Toffolo: sbaglierebbe chi volesse vedere in loro  due figure antitetiche, perché in verità essi sono facce di quel mondo variegato del Veneto, capace di conciliare e far convivere gli opposti in maniera armonica, l’inclito e il volgo.Â
E non avrebbe potuto essere altrimenti per un musicista come Lino Toffolo,  di una rara autoironia e modestia, artista che seppe mantenere fede alle sue origini e innovare la via veneta al cabaret in quegli anni Sessanta particolarmente fertili e ricchi di provocazioni e protagonisti che hanno lasciato un segno e memorabili ricordi. Toffolo fu parte di quella squadra di irriverenti innovatori, per molti aspetti travolgente e irridente ma mai irrispettosa ed ebbe lui il merito di saper parlare a tutti, cosa rarissima in un attore, senza distinzione di età , cultura e censo. Forse era l’unico che poteva intonare  con la stessa facilità “Oh Nina vien so dabasso che te vojo ben†alla radio regionale veneta, cantare “Johnny Bassottoâ€Â  per passare poi con disinvoltura a “Pierino e il lupo†di Prokovief o all’ “Histoire du soldat†di Stravinskij o dar voce a quel sesto grado superiore teatrale che è il Ruzzante e il suo pavano. Comico, certo, cabarettista, attore cinematografico,  forse genio del surreale nel portare in scena la figura dello stralunato e dar voce, come pochi, all’anima veneta.  Cala il sipario e a me rimane l’amaro in bocca per non essere riuscito ad applaudirlo per l’ultima volta: i grandi attori lasciano una eredità fragile, impalpabile, e nel suo caso i ricordi di tanta allegria e tante risate che sono l’antidoto all’amarezza del quotidiano e di cui gli sarò sempre grato.
Zaia: Ciao Lino, questa è l’unica volta in cui sei riuscito a non farci ridere. Con la tua dipartita Venezia e il Veneto perdono una vera voce della lingua veneta, il sorriso di una comicità graffiante e al tempo stesso indulgente, un volto ironico e accattivante che ha saputo ‘bucare’ il piccolo schermo, l’intelligenza di corsivi sempre acuti, la maestrìa dell’avanspettacolo colto e mai banale.  Non calcherai più le scene dei nostri teatri e cabaret e dovremo fare ricorso alle mediateche per rinfrescare la memoria sugli straordinari personaggi della commedia umana che hai saputo creare, con intelligente comicità e con grande aderenza al nostro essere e sentirci veneti. Hai saputo utilizzare tutti i registri della cultura veneta – prosegue il presidente - dal teatro goldoniano al cinema in lingua, dalle pillole di satira con le quali hai dilettato i lettori del quotidiano veneziano ai jingle della pubblicità , dal cabaret d’autore al varietà televisivo del sabato sera, dal cinema alla canzone d’autore. Sempre con intelligenza, con eleganza, con quella stessa profonda e spontanea cordialità che riservavi a chiunque tu incontrassi, fosse l’amico incontrato tra le calli o il grande regista di cinema e di teatro. Ciao Lino, ci mancherai. Te ne sei andato con ‘bela grazia’, come il Tonin del ‘tuo’ Goldoni, abitando il piccolo e grande schermo senza mai perdere la tua carica di energia e di umanità . Ci lasci in eredità  caratteri indimenticabili ,che ci continueranno a parlare del tuo amore per la vita, per Venezia, per la lingua e la cultura veneta, e delle grandezze e delle miserie della condizione umana. “Scusate il disturbo “ è stato il titolo di una tua fortunata fiction televisiva che ti ha portato in tutte le case della penisola: preferiamo immaginare che tu abbia a continuare a ‘disturbarci’, da quelle ‘nuvole di vetro’ che da cineasta hai saputo creare, ora continuerai a sorridere, con una nuova libertà ancora più sagace e irridente , ai vizi e alle virtù dei nostri giorni.
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