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Mauro Fabris contro Luca Muzzioli: anche nello sport vince il giornalismo contro il "potere". Lo decidono Ordine e Tribunale

Di Giovanni Coviello (Direttore responsabile VicenzaPiù) Domenica 18 Ottobre 2015 alle 15:26 | 0 commenti

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Raccontiamo una storia di giornalismo libero e sport (in questo caso il volley) gestito da ex politici che la capacità di navigare nella politica hanno come merito fondamentale nel proprio curriculum “professionale”. La storia è doppiamente (in tutti i sensi) vicentina, in primis perché riguarda sul fronte dei politici il vicentino di Camisano Mauro Fabris , la cui notorietà “istituzionale” rimarrà legata soprattutto al suo “tradimento” nel 2008 del governo Prodi pro Berlusconi (qui la sua biografia "autorizzata", per amore dello "spazio per tutti", nella foto Fabris in una accattivante foto su Volleyball.it).

Su quel tradimento Mauro Fabris, a detta dei maliziosi, tra i quali mi iscrivo in attesa di provate smentite, ha costruito il suo futuro (e presente) da super manager (Commissario per il tunnel del Brennero dal 2009, Presidente dal 2013 e fino  a pochi mesi fa del Consorzio Venezia Nuova a cui era affidato il Mose,…), dopo che confidando nella suo “equilibrio” democristiano  lo avevo innalzato nel 2006 alla Presidenza della Lega di Pallavolo Femminile di Serie A, facendo convergere su di lui i club minori vicini al Vicenza, da me presieduto, e quelli maggiori guidati allora dalla Foppapedretti Bergamo.

Ma questa storia è vicentina anche sul fronte della stampa indipendente perché opposto a Fabris c’è Luca Muzzioli, giornalista professionista e direttore responsabile, oltre che editore di riferimento, di Volleyball.it, il più prestigioso mezzo del settore, che nel suo percorso di formazione è passato, lasciando un ottimo ricordo, anche a Vicenza dove è stato responsabile dal 1998 al 1999 della comunicazione del locale club di volley femminile di serie A da me gestito fino a  quando “imprenditori” locali (Mario Novello, Franco Ferappi,  Piero Di Stefano, Fabrizio Padrin

e lo scomparso Angelo Mapelli) non lo hanno portato al fallimento alla fine del loro primo e unico anno di “presa del potere” favorita da vicende che ancora oggi sono a dir poco grige.

Ebbene il succo della storia è questo: Muzzioli, che col suo carattere fa a gara co mio, è stato citato dal presidente Fabris, davanti all’Ordine dei Giornalisti di Modena e davanti al tribunale civile di Milano (al quale è stato chiesto da Fabris di infliggere una penale per danni da 2 milioni di euro) perchè ha criticato per anni la gestione della Lega di Fabris, da lui definito lo “sceriffodeldopingamministrativo” e  “lostruzzodeldopingamministrativo” con riferimento ai suoi comportamenti a detta di Muzzioli formalmente contro la mala gestio dei club ma di fatto tolleranti con alcune società che, ammesse ai campionati, poi non rispettavano i propri impegni durante la stagione agonistica non pagando stipendi e quant’altro e, quindi, falsando i risultati sportivi.

A nostra memoria non possiamo non citare il caso proprio del club di Vicenza, che, da me presieduto come PiùSport Vicenza srl, non fu inizialmente ammesso nell’anno di Imola (stagione 2007- 2008 e proprio dopo aver fatto eleggere Fabris alla presidenza) per poi essere riammesso dal Giudice di Lega dopo un esborso di 50.000 euro fatto dalla mia famiglia per aumentare il capitale, sul cui ammontare erano stati fatti rilievi non precisi ma di massima e comunque tali da farne decretare la non ammissione dalla relativa Commissione in cui dal “leale” Mauro Mabris era stato nominato, su proposta sempre di Vicenza, un altro vicentino, anche lui Fabris di cognome, ma di nome Enrico, l’avvocato del Vicenza Calcio del suo Cassingena Preto. Ma se il “mio” Vicenza” non fu inizialmente ammesso (mentre era lì che iniziavano, casualmente…, gli attacchi personali a me come editore di VicenzaPiù, ne sono intimamente, e non solo, certo) veniva allegramente ammesso da Fabris & c. nel 2009 – 2010 il club targato Joy Volley srl della gestione Ferappi, Novello & c., che dopo non aver pagato per un anno, leggendo anche la stampa locale e come confermato dai procuratori, giocatrici e staff tecnico conquistava la salvezza sul campo e poi… dichiarava fallimento (con una storia che stiamo documentando prima di scriverla completamente).

Ma tant’è. Questi sono fatti personali e vicentini ma oggi riferiamo degli esiti del deferimento del collega Luca Muzzioli all’Ordine dei giornalisti e della citazione milionaria davanti al Tribunale da parte dell’ex collega del volley Mauro Fabris.

Ora Ordine e Tribunale hanno dato completamente ragione a Muzzioli e della doppia decisione, che conferma che la libertà di stampa c’è ma non per “i leccaculi ma per chi se la prende”, come diceva ieri su Rai 4 Marco Travaglio, non possiamo che essere felici: Luca si è formato anche accanto a me, da Fabris mi sono sentito usato e, comunque, dimenticato quando non gli conveniva più ammaliato come era da Mario Novello, Franco Ferappi & c. Che hanno ucciso il volley rosa vicentino. Quello Doc.

Pubblichiamo di seguito entrambe le decisioni dell’OdG e del Tibunale e ci riserviamo di pubblicare i commenti dell’onorevole Fabris se ce li vorrà inviare.

 

L'Ordine Giornalisti pro Muzzioli vs Fabris e Legadonne

 

Audizione

 

Il giornalista professionista Luca Muzzioli veniva ascoltato il 2 febbraio alle ore 11 nella sede di Strada Maggiore 6 a Bologna. Prima dell'audizione di Luca Muzzioli, la Lega Pallavolo Serie A Femminile integrava I'esposto con la produzione di ulteriori articoli di analogo tenore usciti sempre su Volleyball.it che venivano acquisiti agli atti. Muzzioli produceva, prima dell'audizione, una memoria ai sensi dell'articolo 56 della legge 69/1963, anch'essa acquisita agli atti.

 

Nell'audizione e nella memoria Muzzioli sosteneva che le pubblicazioni censurate dalla Lega Pallavolo Serie A Femminile avevano rispettato i canoni prescritti dalla giurisprudenza in tema di legittimo esercizio del diritto di satira, di cronaca e di critica, avendo essi rispettato le condizioni di verità, continenza e pertinenza.

 

Valutazioni

É parso al Collegio che, pur con un linguaggio particolarmente aggressivo (peraltro a volte in uso nel giornalismo sportivo) ed irridente (tipico della satira), Muzzioli sia sempre riuscito nell'impresa di portare avanti una accesa, e giornalisticamente interessante, polemica con la Lega Pallavolo Serie A Femminile, e in specie con il presidente Fabris, rispettando la verità sostanziale dei fatti.

 

Di certo, Muzzioli ha operato senza farsi condizionare dalla potente organizzazione sportiva che, nei confronti del giornalista, ha avuto atteggiamenti per nulla collaborativi e trasparenti.

 

Il Collegio, dalla lettura attenta della documentazione e dalle spiegazioni fornite da Muzzioli, ha potuto constatare che l'esposto è basato su una interpretazione strumentale di frasi estrapolate dal contesto di cronaca e di critica. Invece, se lette nel loro contesto, tali frasi appaiono attinenti a fatti e atti sempre corrispondenti al vero.

 

Decisione

 

Per i motivi sopra esposti il Collegio archivia l'esposto della Lega Pallavolo Serie A Femminile contro il giornalista Luca Muzzioli.

 

 

Volleyball.it vince la causa civile con Fabris-Ginelli-Legadonne

 

Ecco i passi salienti della sentenza pubblicata il 1° settembre 2015, mentre si può scaricare qui la sentenza completa.

...“gli attori (Fabris,Ginelli,Legapallavolofemminile) chiedono la condanna dei convenuti, nella prospettiva qualità di autori degli scritti e direttore responsabile della testata telematica nonché di società editrice della testata, a risarcire i danni patrimoniali e non patrimoniali che sarebbero derivati dalle illecite pubblicazioni - indicati in euro 1.000.000 in favore della Lega, euro 500.000 in favore di Mauro Fabris ed in euro 150.000 in favore di Patrizio Ginelli - e al pagamento di una sanzione pecuniaria”.

[…]

Il Giudice esaminati i 13 pezzi “incriminati” scritti dal direttore della testata, Luca Muzzioli nel blog "Comunichescion" scrive…  "va detto che essi costituiscono all’evidenza espressione di opinioni e di giudizi critici dell’autore, in particolare sull’operato della Lega Pallavolo Serie A Femminile e dei suoi vertici (presidente e vice presidente), spesso indicati con gli appellativi ironici di “sceriffodeldopingamministrativo” (Fabris) e di “triplista” (Ginelli). Vertendosi in tema di critica giornalistica, contrariamente all’assunto degli autori, i limiti del legittimo esercizio del diritto - che costituisce espressione della fondamentale libertà di manifestazione del pensiero costituzionalmente garantita (art.21) - non vanno esaminati con i medesimi criteri elaborati dalla giurisprudenza per il diritto di cronaca e, ai fini del rispetto del principio di verità e di continenza, non è corretto estrapolare dal contesto complessivo degli articoli alcune espressioni chiaramente ironiche e graffianti usati dall’autore della critica”.

[…]

Poi: “Non può essere trascurato che la critica riguarda un ente (la Lega Pallavolo) e i suoi vertici rappresentativi, presi di mira dal giornalista con un linguaggio informale e attraverso l’uso di espressioni anche grotteschi ironiche che nel concreto risultano strumentali ad esprimere il giudizio critico secondo cui non sarebbe stato affatto rispettata la dichiarata intenzione dei vertici della lega di impedire che le società sportive facessero risultare apparentemente in ordine i bilanci per partecipare ai campionati, salvo ne corso della stagione sportiva venire escluse dalle competizioni perché incapaci di far fronte agli obblighi economici assunti, fra cui il pagamento delle atlete".

"E’ in questo contesto che si giustifica l’espressione “sceriffodeldopingamministrativo” riferita al presidente Fabris - il quale aveva pubblicamente dichiarato l’intenzione di agire al vertice della Lega Pallavolo Serie A Femminile per impedire l’iscrizione ai campionati delle società di pallavolo che non fossero poi in grado di far fronte agli obblighi assunti vero atleti e tecnici - che a giudizio del giornalista non avrebbe mantenuto tale impegno, in quanto anche durante la sua gestione alcune società erano state nel corso della stagione agonistica (al punto che i campionati sarebbero risultato “falsati” sul piano sportivo), ed avrebbe gestito la Lega con una politica ritenuta fallimentare dall’autore della critica”.

“Come pure nel contesto in cui viene usato non può ritenersi di per sé offensivo dell’onore e della reputazione di Patrizio Ginelli l’appellativo “triplista”, con cui il predetto viene definito dal giornalista in alcuni degli scritti in questione, e che trova giustificazione nella scelta dell’attore (legittima ma criticabile) di cambiare società sportiva in modo da mantenere il ruolo di vertice (vicepresidente) ricoperto nella Lega Femminile di Pallavolo”.


“Analogamente l’espressione “lostruzzodeldopingamministrativo”, pure riferita al presidente Fabris, è strumentale ad esprimere la critica di fingere di non accorgersi che neppure società con al vertice alcuni suoi collaboratori in Lega non erano in grado di pagare gli stipendi alle atlete; in tal senso l’espressione risulta giustificata dal contesto in cui viene utilizzata, dall’argomento della critica e dallo stile chiaramente ironico ripreso anche da alcune atlete durante manifestazioni sportive”.

[…]

“Negli scritti in questione e per l’uso degli ironici appellativi utilizzati dal giornalista - in modo ripetitivo nei vari pezzi oggetto di causa - non possono ritenersi nel caso concreto superati i limiti del legittimo esercizio del diritto di critica. In particolare, tenuto conto del tema oggetto di critica (gestione della Lega Pallavolo) oltre che del contesto in cui sono state pubblicate, talune espressioni caricaturali utilizzate dal giornalista non si traducono in gratuiti attacchi alla dignità dei vertici della Lega Pallavolo e non costituiscono “argumenta ad hominem” ai danni delle persone fisiche che ricoprivano le cariche di presidente e di vice presidente dell’ente attore, in quanto paiono strumentali ad esprimere lo sferzante giudizio critico del giornalista, come ritenuto anche dall’Ordine Professionale di appartenenza che ha escluso di ravvisare profili disciplinari a carico del Muzzioli”.

“Peraltro, ove pure si volessero in ipotesi ritenere lesivi dell’onore e della reputazione degli attori alcuni degli scritti oggetto di causa, difetterebbe totalmente nel caso concreto la prova dell’esistenza di un danno risarcibile subito dagli attori”.

“Gli attori non hanno neppure allegato di aver subito danni patrimoniali (pur chiedendo il risarcimento) come conseguenza delle pubblicazioni di cui si discute”.

[…]
“Ne deriva che, anche ove si volessero ritenere illecite le pubblicazioni in questione, le domande risarcitorie del attori non potrebbero che essere respinte per totale carenza di prova di danni risarcibili”

Allegati:


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