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La stampa sa fare il suo mestiere, a Treviso: sulla locale Tribuna Fabio Poloni analizza l'elenco soci Veneto Banca da noi pubblicato

Di Gianfri Bogart Domenica 15 Maggio 2016 alle 11:30 | 0 commenti

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Il 27 aprile avevamo pubblicato in esclusiva l'elenco completo dei soci di Veneto Banca e dopo un primo sommario esame dei "presenti" ci eravamo ripromessi di andarlo a spulciare con maggiore attenzione come avevamo fatto sui "soci top 999 della BPVi". Ma la maggiore vicinanza territoriale alla fu Banca Popolare di Gianni Zonin & c. e i suoi ultimi flop, tra quotazioni e azioni di responsabilità mancate o rinviate, ci hanno fatto concentrare le nostre risorse sugli eventi più propriamente vicentini. Oggi ci dà una mano il collega Fabio Poloni che sulla Tribuna di Treviso e sui quotidiani Finegil mette in ordine i dati e ci propone quell'analisi che noi avevamo dovuto rinviare a tempi migliori, se mai ci saranno in un Veneto che continua a voler addossare ad altri, i foresti, colpe che spesso matura in casa. Vi proponiamo di seguito l'analisi di Fabio Poloni come riportata da VeneziePost anche per ribadire ancora una volta che la stampa locale, quando vuole, sa fare il suo mestiere. A Treviso...

Tutti gli azionisti in trappola
di Fabio Poloni

Ampio inserito di quattro pagine nei quotidiani Finegil del Veneto, con un elenco dettagliato dei grandi nomi coinvolti nelle perdite di Veneto Banca. "Da Silvio Berlusconi fino al vostro vicino di casa, o forse voi stessi. Dalla famiglia Marcegaglia a Roberto Bettega, da Bepi Stefanel a Luca Zaia. Ecco la lista sterminata dei quasi novantamila soci di Veneto Banca. Ascesa e declino, guadagno e rovina. È la classifica per numero di azioni, per portafoglio: una cordata eterogenea - imprenditori, risparmiatori, pensionati, colossi della finanza, politici - per una scalata che ora rischia di finire malissimo, con un valore di quotazione in Borsa (sotto l'euro?) lontano anni luce dal picco di 40,75 euro toccato nel 2013", scrive Fabio Poloni.
I Finegil riportano una vera e propria classifica. Scrive Poloni: "Molte delle macerie del crollo di Veneto Banca sono a Torino. È lì la MaVa della famiglia Giovannone, che ha in pancia 1,3 milioni di azioni (valore che sfiorava i 53 milioni di euro, alla massima quotazione). Sempre nel salotto finanziario piemontese ci sono la famiglia Segre (450 mila azioni in carico alla MiMoSe) e Pietro d'Aguì, ex vicepresidente di Bim. C'è anche Roberto Bettega: l'ex centravanti e poi vicepresidente della Juventus, presente in assemblea a Volpago del Montello lo scorso anno, ha in portafoglio azioni che valevano oltre un milione e mezzo di euro. Di Bruno Vespa si è detto e ridetto: aveva quasi otto milioni di euro in azioni, è uscito indenne vendendo prima della crisi. Ora, però - liste aggiornate a marzo di quest'anno - risulta avere ancora ventottomila azioni, per un valore che due anni fa superava il milione di euro, ora rischia di pesare come un'utilitaria. C'è poi lui, l'ex Cavaliere, Silvio Berlusconi. Un nome rimasto sempre sottotraccia, mai reso noto nell'azionariato dell'ex Popolare di Asolo e Montebelluna. Un investimento marginale per lui, visto l'impero ai suoi piedi: poco più di un milione di euro, sempre ragionando al vecchio prezzo di 40,75 euro per azione. Molto esposti, invece, i fratelli Beretta dell'azienda di salumi di famiglia, sede a Lecco: hanno in cassaforte azioni che valevano quasi venti milioni di euro. C'è anche Proposta Srl di Carlo Benetton (91.286 azioni). Al di là dei nomi di copertina, però, qui c'è l'epicentro e qui rimangono le macerie più pesanti. Uno dei più colpiti è l'immobiliarista Giorgio Batacchi, settant'anni, «appassionato di finanza» come lo definisce il sito dell'associazione "Per Veneto Banca" di cui fa parte. Altro nome legato all'associazione: Anna Maria Gasparini, moglie di Bruno Zago: se l'imprenditore della ProGest ha poco più di novemila azioni, la fetta più grossa in famiglia ce l'ha lei con oltre 332 mila titoli, controvalore ai massimi superiore ai tredici milioni di euro, ora chissà. Investimenti pesanti. Come quello di Gianfranco Zoppas (oltre dieci milioni di euro ai massimi), Graziano Castagner (imprenditore di Vazzola, otto milioni), Enrico Marchi (Save e Finint, quasi sette milioni e mezzo di euro), Giuseppe Stefanel (5,3 milioni) e la famiglia Piovesana di Conegliano (5,1 milioni). Ci sono anche Mario Polegato (circa 1,8 milioni tra personali e Lir), Silvia e Gianpaolo Buziol (Replay, oltre tre milioni e mezzo) e Furio Bragagnolo e la sua Pasta Zara, che rischiano di lasciare sul campo oltre sei milioni di euro dopo i circa venti - tra personali e aziendali - dilapidati con la Popolare di Vicenza".
Non solo imprenditori, comunque: "Il clero trevigiano aveva circa quattro milioni di euro in azioni Veneto Banca. Alla voce "Diocesi di Treviso - Curia vescovile" corrispondono la bellezza di 50.777 azioni: fanno oltre due milioni di euro, al valore-picco di 40,75 per azione. Altro pacchetto pesantissimo fa capo all'"Istituto diocesano per il sostentamento del clero", sede in viale della Repubblica, Treviso: 49.140 azioni, praticamente due milioni di euro tondi tondi. Quote marginali anche per la Diocesi del Patriarcato di Venezia, sede in piazza San Marco (3.370 azioni, valore ai massimi circa 137 mila euro), e per la diocesi di Vittorio Veneto (1.250 azioni). Esposizione di rilievo anche per l'"Opera della provvidenza di Sant'Antonio" di Rubano, Padova, fondazione della diocesi, struttura residenziale che accoglie persone con disabilità intellettiva: in cassaforte 80.397 azioni, quasi 3,3 milioni di euro al valore massimo". Peranto, afferma Poloni, "Anche la chiesa deve fare i conti con la svalutazione verticale delle azioni dell'ex Popolare di Asolo e Montebelluna. Ci sono anche diverse parrocchie, nella lista degli azionisti: quella della Sacra Famiglia di Fabriano, o di Santa Maria Assunta di Genga, Ancona. Chissà se Vincenzo Consoli andasse lì a confessarsi. Nella Marca c'è la parrocchia della Beata Vergine del Monte a Fonte: 735 azioni, che ai valori massimi del titolo significavano quasi trentamila euro. Lasciamo il sacro per passare alla politica. Sono tanti i nomi nella lista soci, anche se raramente le quote sono di primo livello. Presenze simboliche o investimenti comunque contenuti, in genere. Come quello di Luca Zaia: il presidente della Regione Veneto ha in tasca 500 azioni, ovvero poco più di ventimila euro al valore massimo. C'è anche Giancarlo Galan: per il predecessore di Zaia come governatore i titoli sono tremila, controvalore al top pari a oltre 122 mila euro. Nell'elenco figurano anche Laura Puppato, montebellunese, senatrice del Partito democratico (300 azioni), Giovanni Manildo, primo cittadino di Treviso (100 azioni) e l'ex Gian Paolo Gobbo (500 titoli, come Zaia). La lista degli imprenditori è lunghissima. Alcuni nomi sono nella copertina dell'inserto. Tra gli altri big c'è mister Diesel, Renzo Rosso: per lui 43 mila azioni, ovvero 1,75 milioni di euro al massimo valore. Rosso è sempre stato molto critico in merito alle vicende recenti delle ex popolari venete: «Non mi sorprende affatto quel che è successo», ha detto in un'intervista, «mi sorprende invece che chi ha gestito, che ha una grande responsabilità su come sono andate le cose, non viene perseguito, anzi viene liquidato con compensi milionari. Penso a tante aziende che non ce l'hanno fatta o ai piccoli investitori intrappolati con azioni e investimenti illiquidi». Oltre a Rosso c'è anche Andrea Tomat, presidente di Lotto Sport Italia e con una lunga carriera confindustriale nel curriculum: per lui 2.500 azioni. I costruttori meritano un capitolo a parte: sono tanti, e spesso con quote pesanti. Mattone e azioni suona come un binomio naturale. La Folco Finanziaria Immobiliare di Vicenza è a ridosso della top-ten degli azionisti: 400 mila azioni, valore ai massimi 16,3 milioni di euro. Lì in alto anche la Statuto Lux Holding dell'immobiliarsita Giuseppe Statuto (398 mila azioni). Stringendo il compasso sul territorio troviamo i trevigiani Carron con la Spa di famiglia (Cav. Angelo, 3.700 azioni) e con le quote personali di Marta (13.552) e Diego (12.573). Ci sono poi i noti cavatori trevigiani Remo Mosole, uno dei più battaglieri nelle ultime assemblee dei soci (36.876 azioni, circa un milione e mezzo di euro a concretissimo rischio evaporazione) e i fratelli Grigolin, Maurizio (anche lui sul milione e mezzo di euro) e Renato (qualche migliaio di euro in più). Cambiando settore: Giacomo Archiutti (Veneta Cucine) ha in tasca 41.266 azioni, mentre gli spedizionieri montebellunesi Valter e Vittorino de Bortoli rispettivamente 26.941 e 24.927, per un valore complessivo in coppia di oltre 2,1 milioni di euro. Curiosità: tra gli azionisti compare anche l'Udinese Calcio Spa (13.889 azioni) e l'ex allenatore dei friulani, il castellano Francesco Guidolin con 36.172 titoli, per un controvalore ai massimi di quasi un milione e mezzo di euro".
Ha invece "abbandonato la nave prima che affonsdasse" Vincenzo Consoli, per quanto avesse solo mille azioni in portafoglio; i suoi figli invece, Sara e Fabrizio, vedono a rischio 815 mila euro di azioni. Peggio è andata all'ex presidente Flavio Trinca: " ha ancora in tasca 43.442 azioni, oltre 1,7 milioni di euro al valore massimo del 2013. Ora chissà, si attende la quotazione in Borsa, ma quei titoli potrebbero valere meno di un euro ciascuno. Anche i figli di Trinca non hanno smobilizzato in tempo: ad Antonio sono rimaste poche azioni (358), ad Alberto è andata peggio (8.485). Impigliato è rimasto anche l'ex vicepresidente Franco Antiga: sul libro soci risulta ancora possessore di 20.483 azioni. Stessa sorte per Federico Tessari, appena uscito dal consiglio di amministrazione della "nuova" Veneto Banca": a suo nome risultano ancora 29.500 azioni, oltre un milione e duecentomila euro. Ora Veneto Banca ha cambiato pagina: il cambio di presidente (ennesimo, negli ultimi mesi) ha visto Stefano Ambrosini prendere il posto di Pierluigi Bolla (1.001 azioni per lui). Il vice è Giovanni Schiavon, mentre l'ex consigliera del premier Matteo Renzi, Carlotta de Franceschi, è stata scelta alla presidenza del comitato esecutivo, di cui faranno parte Matteo Cavalcante (presidente dell'associazione Per Veneto Banca, 29.703 azioni nel suo portafoglio) e Aldo Locatelli".
A dare il verdetto sulle reali perdite sarà, nei prossimi giorni, lo stabilimento della forchetta di prezzo e lòa quotazione in Borsa.


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