Funzionari BPVi, da Udine parte l'inchiesta: pagheranno solo gli "esecutori" e non i mandanti? I libri denuncia di Imperatore
Giovedi 7 Gennaio 2016 alle 09:54 | 0 commenti
Continua il panorama tracciato da Il Messaggero Veneto, si legge su VeneziePost, sull'apertura dell'inchiesta contro BpVi da parte della procura di Udine, ma altri atti potrebbro iniziare altrove, in particolare in merito alle possibili responsabilità dei dipendenti locali della banca. Ma se è umano che provino a difendersi formalmente per non fare da capri espiatori, aggiungiamo noi, i funzionari delle filiali che hanno carpito la buon fede (e l'ignoranza) dei clienti che a loro si affidavano non possono sostenere la tesi di essere "esecutori" innocenti di ordini di "mandanti" cattivi.
Non mi macchio di un delitto, uindi, se mi dicono di uccidere e eseguo l'ordine consapevolmente e addirittura per essere premiato dai mandanti, come hanno fatto storicamente i funzionari non solo della Popolare di Vicenza? A tal proposito per capire come siamo stati stritolati da decenni dal sistema, fatto di vertici bancari ma anche di fedeli e interessati esecutori, si leggano, due per... tutti, "Io so e ho le prove" e "Io vi accuso", due libri di confessioni e denunce, scritti per ChiareLettere, lo stesso editore dei libri di Nuzzi su Vatileaks, da Vincenzo Imperatore, un ex manager bancario (nella foto)
«Alla Popolare vicentina era prassi proporre la sottoscrizione di azioni accanto alla sottoscrizione del mutuo. Ora - dichiara comunue al Messagero Veneto Piero Disnan, segretario dei bancari della Uil - viene da chiedere: dove stavano i controlli interni? L'audit dove era? E la Banca d'Italia? E i rappresentanti sindacali in quegli istituti?».
«Non so - aggiunge Roberto De Marchi, segretario della Fiba Cisl - se tutti i dipendenti di sportello fossero davvero consapevoli di tutto, ma sono certo che i vertici aziendali sapevano benissimo ciò che stavano facendo. Non vorrei che a pagare il conto oggi fossero solo gli ultimi, mentre sarebbe necessaria una pulizia etnica dei soggetti che hanno fatto dell'esercitare pressioni un arte e che mi pare siano ancora al loro posto».
«Denunciamo l'esistenza di pressioni all'interno di tante banche dal lontano 2003 - rimarca Mattia Grion, segretario dei bancari della Cgil -. È chiaro che ognuno poi risponde alla propria coscienza, ma è difficile resistere a un pressing quotidiano che inizia al mattino e finisce la sera. Quella di non ascoltare le esigenze del cliente ma proporre prodotti preconfezionati a prescindere da chi ti trovi di fronte, è una prassi consolidata. Si indicano al dipendente i prodotti, gli si danno obiettivi da raggiungere e un tempo. Se l'impiegato raggiunge il risultato allora è bravo; in caso contrario è un incapace, è a rischio trasferimento, è uno "sfigato" indicato come tale nel corso di riunioni o convention».
Anche se, ha ricordato appunto Grion, l'80% delle sofferenze bancarie attuali è stato approvato dal cda, non dagli impiegati.
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