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Fondazione Città della Speranza, bilancio approvato. Masello: basta con le chiacchiere, gli imprenditori investano nella ricerca

Di Redazione VicenzaPiù Sabato 21 Maggio 2016 alle 19:31 | 0 commenti

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Fondazione Città della speranza

“La ricerca persegue l'obiettivo di dare soluzioni definitive alle patologie. Soluzioni che per essere realizzate passano attraverso l'industria. L'obiettivo che pongo è un dialogo continuo fra quest'ultima e la ricerca. Molti mi dicono che in Italia questo è un sogno. Io dico che altrove funziona e abbiamo il dovere morale di farlo funzionare anche qua. Dobbiamo crederci tutti: aziende, cittadini, istituzioni”. Va dritto al punto Franco Masello, presidente in carica della Fondazione Città della Speranza onlus, all'assemblea dei soci tenutasi sabato in “Torre della ricerca”, a Padova, per l'approvazione del bilancio 2015, che ha di fatto concluso il 21esimo anno di attività.

Da quando ha iniziato a finanziare la ricerca, la Fondazione ha investito 22 milioni di euro, compreso nella diagnostica avanzata, e oggi è in procinto di depositare due brevetti. Solo lo scorso anno, con l'Istituto di ricerca pediatrica (Irp) ha finanziato 14 progetti per un costo di 1.240.723 euro. Ha inoltre preso in carico 69 ricercatori dei 300 presenti all'interno dell'Irp. “Ma dobbiamo fare di più”, rimarca Masello, che sempre nel 2015 ha avviato un progetto di fundraising per sensibilizzare gli imprenditori ad investire nella ricerca oncoematologica pediatrica. Un'attività che, seppur lentamente, ha cominciato a dare i suoi primi frutti. Vi hanno aderito il Gruppo XMC, il signor Bruno Mastrotto e Trevisan spa, che hanno versato in totale 300mila euro, a cui ne vanno aggiunti altri 30mila donati da una famiglia e da La Fattoria srl.

“L'obiettivo è quello di coinvolgere almeno 100 aziende per raggiungere quei 10 milioni di euro necessari per dotare il centro di altri 100 ricercatori e portarlo alla pari dei maggiori centri di ricerca internazionali – spiega il presidente e fondatore della onlus –. Tutto questo non tanto per essere tra i primi, ma per riuscire ad attrarre le migliori menti per far crescere la ricerca nel nostro Istituto, oggi purtroppo relegata ai soli ricercatori padovani o al massimo veneti, che, pur bravi e meritevoli, devono comunque, per crescere, saper confrontarsi con il mondo”.

Di qui il pressante appello al mondo imprenditoriale affinché porti quei capitali di cui la ricerca ha bisogno. Non solo: anche “per far sì che i risultati della ricerca riescano a far nascere aziende ad alto contenuto tecnologico che, oltre a produrre beni per le cure, diano lavoro ai giovani ricercatori finito il loro tempo di ricerca – chiosa Masello –. Un salto di qualità che deve alimentarsi del costante dialogo con l'università”.

Nella sua relazione, il presidente ha ringraziato tutti i numerosi volontari che, sempre con disponibilità e a titolo gratuito, lo scorso anno hanno promosso 329 iniziative per la raccolta fondi.

I proventi derivanti da quest'ultima attività, nonché da quelli finanziari e patrimoniali, ammontano complessivamente a 5.277.630 euro. In crescita le donazioni derivanti dal 5x1000: nel 2015 sono state 978.063 euro (901.854 nel 2014). Il valore dei lasciti testamentari, tra risorse economiche e immobili, è di 898.873 euro.

Le risorse spese assommano a 3.913.423 euro. In calo l'importo dei debiti, passati da 11.178.503 a 10.225.745 euro.

L'eccellenza della ricerca sviluppata dal braccio operativo della Fondazione Città della speranza è stata sottolineata da tutti i relatori che si sono succeduti: il direttore generale dell'Irp Stefano Bellon, il segretario di coordinamento delle attività di ricerca Marco Pierotti, la delegata del rettore dell'Università di Padova Antonella Viola, il direttore della Clinica di oncoematologia pediatrica di Padova Giuseppe Basso, la consigliera della Fondazione Cariparo Silvana Bortolami.

“L'Irp ha tutte le caratteristiche per diventare polo attrattore di nuovi ricercatori e arrivare a realizzare brevetti – afferma il prof. Pierotti –, ma per raggiungere grandi risultati bisogna creare delle carriere apposite e dotare l'Istituto delle infrastrutture necessarie”.

A questo scopo devono inevitabilmente concorrere anche i privati. “In Italia le condizioni per competere non ci sono e le risorse derivanti dal pubblico sono sempre meno. È indispensabile la connessione con il privato”, conclude la prof.ssa Viola, evidenziando parallelamente il costante lavoro di contaminazione tra università e Irp per individuare nuove linee di ricerca che portino alla tanto auspicata innovazione.

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