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Expo 2015, inizia la settimana del Veneto: vino sotto i riflettori

Di Redazione VicenzaPiù Sabato 3 Ottobre 2015 alle 23:48 | 0 commenti

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Regione Veneto

Con un Conegliano Valdobbiadene docg d’annata, Giuseppe Pan, assessore al primario della Regione Veneto e i presidenti dei Consorzi Doc e Docg del Veneto, con Arturo Stocchetti, presidente dell’Unione dei 21 consorzi veneti di tutela, hanno brindato -  a Expo 2015, nel corner dei vini veneti del Padiglione del vino italiano,– a quella che si annuncia essere la vendemmia dei record per quantità e qualità. 

Il Veneto, infatti, prima regione d’Italia per produzione e volume di esportazioni, si prepara quest’anno ad imbottigliare 9,3 milioni di ettolitri, il 13 per cento in più dell’annata precedente. A fare la parte del leone sarà sempre il Prosecco, che rappresenta il 33 per cento della produzione vitivinicola del territorio della Serenissima, seguito dai pregiati veronesi Valpolicella, Soave, Bardolino e Bianco di Custoza, che valgono quasi un quinto del vino ‘made in Veneto’. Il Veneto ha debuttato così oggi all’Expo di Milano, inaugurando, con la sua filiera più prestigiosa, la settimana di ‘vetrina’ a Palazzo Italia che proseguirà sino all’8 ottobre. “Siamo una Regione che ha investito molto nella tutela dei propri vitigni, nella qualità dei propri vini e nella promozione internazionale”,  ha sottolineato Pan, nel faccia a faccia fuori programma con i presidenti dei Consorzi di tutela dedicato anche a valutare le notizie del maxisequestro amministrativo operato dai carabinieri dei Nas nelle cantine del ‘quartiere del Piave’. Un’operazione alla quale i presidenti dei consorzi del ‘sistema Prosecco’ in Veneto guardano con grande attenzione e qualche preoccupazione per gli effetti di immagine, ma anche con la consapevolezza di avere tutte le carte in regola per superare il periodico controllo sistematico del nucleo antifrodi e sofisticazioni. “Il sistema Prosecco – hanno ribadito i presidenti dei tre consorzi di tutela ad Expo – grazie ai propri disciplinari e alle procedure di autocontrollo e di verifica applicate ha tutti gli anticorpi per garantire ai consumatori la qualità e la serietà di un vino che ha conquistato il primato di vendite in Italia e che viene venduto in 80 paesi nel mondo”  

Il vino tra tradizione e innovazione. Così la Regione Veneto ha scelto di presentare la propria filiera vitivinicola all’Expo di Milano: attraverso le pagine di un trattato di agronomia del Seicento, opera di Giacomo Agostinetti pubblicata in versione originale e tradotta in lingua italiana, e la pubblicazione della ricerca sui vitigni autoctoni condotta da un pool di esperti coordinati da Luigi Bavaresco, docente di viticoltura all’università Sacro Cuore di Piacenza,  si misura tutta l’evoluzione di una coltura millenaria,  diventata elemento distintivo del paesaggio veneto e dell’economia del Bel Paese.

 “Sfogliando il trattato dell’agronomo Giacomo Agostinetti – sottolinea l’assessore veneto all’agricoltura Giuseppe Pan – si misura tutta la ricchezza e la sapienza del contesto agricolo e sociale della Serenissima, che ha fatto diventare la viticoltura un punto di forza delle Tre Venezie. Oggi il Nordest produce oltre un terzo del totale del vino italiano a denominazione di origine protetta e detiene il primato nell’export dei vini italiani: una bottiglia su tre venduta oltrefrontiera è ’made in Veneto’. A distanza di tre secoli e mezzo dal trattato dell’agronomo Agostinetti, la ricerca sui vitigni italici, coordinata da Luigi Bavaresco, conferma, tutta la ricchezza del patrimonio della viti-vinicoltura italiana, arrivando a stilare un passaporto genetico dei 51 principali vitigni sui 493 iscritti al Registro nazionale delle varietà di vite”.

Le due pubblicazioni, edite da Giovanni Sartori e presentate in anteprima ad Expo 2015, a breve verranno distribuite nelle librerie nei siti di e-commerce librari a livello nazionale. “Viticoltura ed enologia nel territorio veneto attraverso il trattato seicentesco di Giacomo Agostinetti”, a cura di Damiano Cesca con schede ampelografiche di Luigi Bavaresco e foto di Francesco Galifi, documenta la presenza di uve e vitigni nel Veneto di ieri, come Marzemino, Raboso, Lustra, Cornarola, Cellina, ma anche la cultura agricola del tempo e i rapporti in essere nel Veneto di tre secoli fa tra proprietari, fattori e contadini . “Vitigni italiani. Loro caratterizzazione e valorizzazione”, curato da Bavaresco, oggi docente di viticoltura a Piacenza e già direttore del Centro di ricerca per la viticoltura di Conegliano, fa sintesi di un progetto avanzato di studio del Dna dei vitigni e di come i geni interagiscono con l’ambiente, anche a fronte degli attuali cambiamenti climatici. Un progetto che – come spiegano gli autori – ha consentito di stilare un passaporto genetico dei principali vitigni autoctoni italiani, a vantaggio delle tecniche enologiche, del miglioramento genetico e di una ottimale cura e programmazione dei nuovi impianti.

 

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