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Dossier Agromafie, Vicenza si salva

Di Redazione VicenzaPiù Mercoledi 17 Febbraio 2016 alle 15:29 | 0 commenti

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Coldiretti Vicenza

“L’indice di organizzazione criminale della provincia di Vicenza è 4,6, ben lontano dal 100 di Ragusa, ma non si può abbassare la guardia. È indispensabile continuare a tenere alta l’attenzione, perché la mafia, capace di insinuarsi in ogni territorio ed anche nel nostro settore, non va sottovalutata. Dobbiamo lottare, denunciare e difenderci da queste angherie, che sottraggono importanti somme all’economia e posti di lavoro”.

Con queste parole il presidente di Coldiretti Vicenza, Martino Cerantola ed il direttore Roberto Palù commentano il 4° Rapporto sulle agromafie presentato oggi da Coldiretti. L’intensità dell’associazionismo criminale è elevata nel Mezzogiorno, ma emerge con chiarezza come nel Centro dell’Italia il grado di penetrazione sia forte e stabile e particolarmente elevata in Abruzzo ed in Umbria, in alcune zone delle Marche, nel Grossetano e nel Lazio, in particolar modo a Latina e Frosinone. Anche al Nord il fenomeno presenta un grado di penetrazione importante in Piemonte, nell’Alto lombardo, nella provincia di Venezia e nelle province romagnole lungo la Via Emilia. Se dunque il Veneto non risulta tra le regioni sensibili è il capoluogo veneziano ad essere a rischio. È quanto emerge dall’Indice di organizzazione criminale elaborato dall’Eurispes nell’ambito del 4° Rapporto Agromafie con Coldiretti e l’Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare, che si fonda su 29 indicatori specifici e rappresenta la diffusione e l’intensità, in una data provincia, del fenomeno dell’associazione criminale, in considerazione delle caratteristiche intrinseche alla provincia stessa e di conseguenza sia di eventi criminali denunciati sia di fattori economici e sociali. In regioni quali la Calabria e la Sicilia si denota un grado di controllo criminale del territorio pressoché totale, al pari della Campania (sia pur con minore intensità nell’entroterra avellinese e beneventano). Tale risultanza, purtroppo non particolarmente sorprendente, riflette la forza e l’estensione di organizzazioni quali la ‘Ndrangheta, la Mafia e la Camorra. Il grado di controllo e penetrazione territoriale della Sacra Corona Unita in Puglia, invece, pur mantenendosi significativamente elevato, risulta inferiore che altrove così come in Sardegna, regione dove all’elevata intensità dell’associazionismo criminale non corrisponde di pari grado l’egemonia di un’unica organizzazione. In Sicilia l’unica provincia non caratterizzata da un Indice IOC alto è stata Messina, mentre sul restante territorio i valori sono significativamente elevati, in particolar modo nelle zone meridionali ed orientali dell’Isola (Ragusa: 100,0; Caltanissetta: 69,4; Catania: 57,5; Siracusa: 49,2; Enna: 48,4). Anche il complesso delle province calabresi risulta profondamente soggetto all’associazionismo criminale, a partire da Reggio Calabria (99,4) fino alle restanti province (Vibo Valentia: 65,3; Crotone: 58,4; Catanzaro: 55,3; Cosenza: 47,3). Il grado di diffusione criminale in Campania è elevato sia nel capoluogo (Napoli: 78,9) che a Caserta (68,4) e Salerno (44,3), ma è inferiore nell’entroterra. Si denota una forte presenza di tipo associazionistico anche sul versante adriatico (Pescara: 71,4; Foggia: 67,4; Brindisi: 51,6), nel basso Lazio (Frosinone: 49,3; Latina: 43,3) e in Sardegna (Nuoro: 46,3; Sassari: 45,9). Infine, non devono sorprendere, in quanto fondamentalmente legati alle specifiche operazioni delle Forze di sicurezza nel territorio, i dati relativi a Perugia (55,9) e Imperia (54,3). Al di sopra della media nazionale, pari a 29,1, con un IOC medio-alto si collocano i territori che si trovano prevalentemente lungo la catena appenninica, sia in Meridione (Potenza: 42,9; Campobasso: 42,7; Avellino: 42,3; Benevento: 35,7) che in Italia centrale (Teramo: 31,5; L’Aquila: 31,2; Terni: 30,0) e lungo l’Appennino tosco-ligure (La Spezia: 38,7; Pistoia: 35,1). Elevata la numerosità delle province pugliesi: Barletta-Andria-Trani (40,9), Bari (40,9), Taranto (39,4) e Lecce (37,4). Sia pur con livelli inferiori alla media nazionale, è importante sottolineare come l’indicatore relativo alla provincia di Roma (26,7) possa essere considerato ad un livello medio-alto. Il livello medio-basso dell’IOC racchiude gran parte delle maggiori province del Centro e Nord Italia, quali Genova (23,4), Torino (18,8), Firenze (18,8), Milano (17,9), Bologna (15,2) e Brescia (14,9).

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