Delrio conferma stanziamento Alta Velocità Milano-Padova
Sabato 19 Settembre 2015 alle 14:27 | 0 commenti
Sono trascorsi cinque mesi dall’ultima lista del ministero delle Infrastrutture, ma il numero delle “opere strategiche†non cambia. Ad aprile erano venticinque e saranno ancora venticinque nell’allegato al documento di economia e finanza (Def) che il ministro Graziano Delrio presenterà nei prossimi giorni. In cinque mesi, Delrio ha respinto l’assalto alla diligenza di quel partito del cemento che ha cercato con pressioni di ogni genere di far rientrare questa o quell’opera nella lista degli interventi strategici.
Tutto cominciò con la legge obiettivo del governo di Silvio Berlusconi del 2002 e tutto appare ridimensionato adesso con Delrio. L’ex sindaco di Reggio Emilia nonché ex sottosegretario di palazzo Chigi con Matteo Renzi è stato spedito al dicastero di Porta Pia proprio per bonificare l’area, dopo una lunga stagione dominata dal “sistema†di Ettore Incalza, l’ex tentacolare dirigente e consulente del ministero che comandava dall’alto della sua poltrona alla Struttura tecnica di missione. Incalza è stato il ministro-ombra di molti politici mandati allo sbaraglio in quel di Porta Pia.
Il “sistema†è finito a marzo scorso con l’inchiesta della Procura di Firenze e ha travolto anche il ministro Maurizio Lupi, dimissionario per i rapporti troppi stretti con il collaudatore Stefano Perotti (quello del Rolex al figlio del ministro), che riusciva a ottenere un numero infinito di direzioni dei lavori pubblici.
25 PROGETTI
Quelli rimasti nell’elenco. Otto sono nel mirino dei pm
Delrio si è insediato a Porta Pia il 2 di aprile. Già qualche giorno dopo, anonime fonti ministeriali fissavano a 49 il numero delle opere strategiche scelte da Delrio tra le 419 inserite negli anni nel libro dei sogni della Legge Obiettivo. Poi il numero è sceso a 25. Ma il partito del cemento, che ha sempre contato su buone sponde negli uffici del ministero, non ha smesso di mettere pressione all’ex sindaco emiliano.
Fin da subito, per esempio, è rimasta fuori l’autostrada Orte-Mestre, cara all’imprenditore-politico Vito Bonsignore, indagato dalla procura di Firenze. La bocciatura è stata confermata, nonostante i tentativi (anche mediatici) di questi mesi. Come pure la lista di Delrio non contiene variazioni per quanto riguarda le altre opere inserite nella lista benché coinvolte nell’inchiesta di Firenze: le tratte ad alta velocità Milano-Padova, il terzo valico ferroviario dei Giovi, la Salerno-Reggio Calabria, la Metro 4 e 5 di Milano e la Tangenziale esterna milanese.
CATTIVA EREDITÀ
Il ministro non è riuscito a sostituire i manager piazzati da Lupi e Incalza
In questo caso la pressione che si è fatta sentire è quella del premier Matteo Renzi, che non vuole spostare gli investimenti dalle grandi opere a quelle più piccole, che hanno il vantaggio di essere più rapidamente cantierabili e di avere un impatto occupazionale maggiore. Le opere escluse dalla lista di Delrio dovranno uscire dalla Legge Obiettivo e tornare alla procedura ordinaria dell’appalto. Per questo è in arrivo un provvedimento apposito.
Delrio ha portato con sé a Porta Pia la squadra che l’ha accompagnato a Roma da Reggio Emilia, dal capo di gabinetto Mauro Bonaretti alla portavoce Luisa Gabbi. Ma il ministro deve ancora aspettare qualche settimana prima di avviare il promesso repulisti dei dirigenti: per adesso farà ricorso a una rotazione degli incarichi perché non è ancora in vigore la mobilità tra ministeri diversi. Un dirigente molto discusso ha però già tolto il disturbo: Paolo Emilio Signori, delfino di Incalza e capo del dipartimento per le Infrastrutture, sarà il segretario generale della regione Liguria, accanto al governatore Giovanni Toti. Anche a distanza, però, Signorini continuerà ad occuparsi di grandi opere, perché seguirà l’avanzamento del Terzo valico ferroviario che dovrebbe collegare il porto di Genova alla città di Tortona, in Piemonte. Delrio crede nel Terzo valico e ad agosto il Cipe (comitato interministeriale per la programmazione economica) ha sbloccato il finanziamento del terzo lotto (607 milioni di euro).
di Giorgio Meletti e Carlo Tecce da Il Fatto Quotidiano
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