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Dati e riflessioni su lavoro e occupazione: smentiti i "depliant" con i quali il governo Renzi vuole farci "addormentare"

Di Giorgio Langella Domenica 21 Febbraio 2016 alle 22:13 | 1 commenti

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Il 19 febbraio il ministero del lavoro e delle politiche sociali ha diffuso una serie di "slide" dal titolo "Una squadra al lavoro con l'obiettivo di fare buone cose per il nostro paese". È la solita propaganda governativa, in linea con quella di Matteo Renzi. Una serie di "locandine" che dovrebbero spiegare le cose fatte mese per mese e i risultati ottenuti ma che, tra una foto e l'altra del ministro Poletti e qualche informazione in stile "post-it", tenta di fornire una fotografia confusamente positiva di quanto realizzato.

Il vertice della propaganda lo si raggiunge quando si parla del "jobs act" e dell'occupazione. Sotto il titolo "il jobs act funziona", si evidenziano solo i dati positivi diffusi dall'INPS (nel 2015 764 mila contratti a tempo indeterminato in più rispetto al 2014) o quelli relativi al dato della disoccupazione giovanile (che calerebbe dal 43,6% al 37,9%).

Un successo? Mah. In effetti non si spiega che con la cancellazione di fatto dell'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori (che garantiva il reintegro nel proprio posti di lavoro a chi veniva licenziato senza giusta causa), il lavoro a tempo indeterminato è diventato solo una frase che non significa nulla in quanto un lavoratore può essere licenziato in qualsiasi momento e per qualsiasi causa (in definitiva il previsto motivo economico può comprendere qualsiasi cosa) e ha diritto solo a una elargizione in denaro pari a pochi mesi di salario. Un tempo indeterminato, quindi, che significa che non si sa quando si verrà espulsi dal lavoro. Ma anche i dati appena diffusi da EUROSTAT smentiscono l'ottimismo che il ministero retto da Poletti vorrebbe imporre.

I dati di EUROSTAT, infatti, ci spiegano che in Italia il 41,7% dei disoccupati diventano inattivi (cioè non lavorano e non cercano più un posto di lavoro perché rassegnati) e solo il 14,3% di chi è disoccupato trova un posto di lavoro. EUROSTAT ci spiega anche che tra il terzo trimestre 2014 e il terzo trimestre 2015, i disoccupati diventati inattivi sono cresciuti del 3,3%, con un trend preoccupante. In questa statistica l'Italia si dimostra essere il paese europeo peggiore. Il vero risultato del "jobs act" lo si vede anche da questi dati che, per altro, confermano le stime divulgate dall'ISTAT e che vedono un assoluto stallo dell'occupazione. Nessuna crescita, nessun aumento, solo una stabilizzazione (ad essere ottimisti) di una situazione occupazionale realmente drammatica che sembra senza soluzione.

E non ci sono solo questi dati a smentire Poletti e soci. In gennaio 2016 la cassa integrazione ha ricominciato a crescere (+33,86% rispetto a dicembre 2015 e +12,84 rispetto a gennaio 2015) con un aumento drammatico della cassa integrazione straordinaria (che è l'anticamera del licenziamento) pari al 70,4% su dicembre 2015 e al 69,61% su gennaio 2015. La stima di quanto, in totale, i lavoratori in cassa integrazione hanno perso si assesta sui 218 milioni di euro al netto delle tasse.

Non c'è che dire, proprio un bel risultato che smentisce il contenuto dei "depliant" con i quali il governo Renzi vuole farci "addormentare".

Leggi tutti gli articoli su: Lavoro, disoccupazione, Istat, Inps, Eurostat., Matteo renzi

Commenti

Inviato Lunedi 22 Febbraio 2016 alle 10:16

Bugiardi di Stato. L'occupazione è aumentata, perché con d.l. 150 del 2015, ORA si considerano occupati anche coloro i quali avevano un reddito inferiore a 8.000 euro l'anno (4.800 se autonomi), che -PRIMA dell'arrivo di Renzi- erano giustamente considerati NON OCCUPATI.
Così diventa occupata anche la signora, che pulisce le scale di due condomini e percepisce 100 euro al mese per un totale di 1.200 euro l'anno. Svegli LORO o scemi NOI ???
Basta cambiare le "regole del gioco", ma si può????
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