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Crisi del settore lattiero-caseario, Regione e Confagricoltura difendono il latte veneto

Di Emma Reda Giovedi 24 Marzo 2016 alle 00:11 | 0 commenti

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L'assessore all'agricoltura Giuseppe Pan ha convocato oggi, 23 marzo, in Regione i rappresentanti delle associazioni degli allevatori, dei produttori, dei caseifici e di tutte le categorie del settore per affrontare la crisi del settore lattiero-caseario che vede il rischio di perdere la metà delle 3300 stalle in Veneto. Lo scopo è quello di coordinare degli interventi e delle strategie per contrastare il crollo del prezzo del latte, dopo la fine del regime europeo delle quote di produzione. Circa 700 stalle venete infatti sono già state costrette a chiudere. Anche Fabio Curto, presidente del lattiero caseario di Confagricoltura Veneto si unisce alla Regione: “Monitoraggio sulle industrie che producono formaggi made in Italy con latte comprato a basso prezzo all’estero”.

“La Regione vuole investire in qualità e in progetti integrati di filiera – dichiara l’assessore all’agricoltura - Chi rischia di più sono i piccoli allevamenti, che faticano a reggere i costi di gestione e di ammortamento di fronte ad una concorrenza sempre più aggressiva. Dobbiamo aiutare le nostre imprese che hanno investito nel benessere animale e nella sicurezza ambientale a non perdere il proprio potenziale produttivo.
Come? La Regione, per parte sua, provvederà ad erogare aiuti al credito di esercizio e utilizzare i fondi del  Psr. Il bilancio 2016 della Regione  prevede un milione di euro per gli interventi previsti dalla legge regionale 19 del 2009: apriremo un bando e, tramite Avepa, sosterremo le aziende del settore zootecnico e lattiero-caseario che faranno ricorso al credito bancario.  Nel contempo, con i fondi del programma di sviluppo rurale, incentiveremo i progetti integrati di filiera per favorire la connessione tra agricoltura, allevamenti e agroindustria. Le risorse ci sono e quella del latte rappresenta una filiera primaria da promuovere e valorizzare”.
Spinta all’aggregazione, promozione della qualità totale del latte e dei latticini ‘nostrani’ attraverso il marchio QV (Qualità verificata) e integrazione della filiera restano il binario privilegiato dell’intervento regionale per tutelare un settore nel quale il Veneto è il terzo produttore nazionale, con oltre un milione e 113 mila tonnellate di latte, per l’85 per cento trasformato in formaggi Dop o tradizionali.
Ma l’altro fronte di azione, sollecitato da categorie e produttori, resta la ‘difesa’ del latte veneto dalla concorrenza del latte d’importazione.
“Sto attivando il coordinamento regionale di tutti gli organi di controllo, dai Nas all’Istituto repressioni frodi – annuncia l’assessore – per intensificare la vigilanza sulle importazioni di latte dall’estero,  in particolare su quello proveniente dagli allevamenti del nord Europa e dell’Europa centrale che, a seguito dell’embargo russo, sta invadendo il mercato italiano.  Le sanzioni alla Russia si sono dimostrate inutili e dannose e ne chiediamo con forza la revoca. Tuttavia, i produttori veneti devono attrezzarsi, come i loro concorrenti europei, per reggere la sfida di un mercato sempre più globale e volatile:  serve un grande investimento tecnologico per creare impianti per la produzione del latte in polvere e di siero. E  in questo la Regione può esercitare il proprio ruolo di programmazione  e coordinamento”.
Il tavolo veneto anti-crisi ha predisposto un pacchetto di richieste anche nei confronti di Roma e Bruxelles. “I produttori veneti  e la Regione – sintetizza l’assessore – chiedono al ministero per le Politiche agricole di attivare  tutte le misure previste dal Programma nazionale di sviluppo rurale per la gestione del rischio, come  i fondi di mutualizzazione e le misure di stabilizzazione del reddito. E alla Commissione europea lanciamo un appello perché l’Europa inserisca nella propria normativa l’etichettatura obbligatoria di origine per i latte e i derivati, contro le frodi. Non basta investire in qualità, se non tuteliamo la tracciabilità del nostro latte con l’obbligo di etichettatura”.

Confagricoltura Veneto esprime apprezzamento per le misure avanzate oggi dall’assessore regionale all’agricoltura, Giuseppe Pan, nel tavolo regionale che si è svolto a Mestre sulla gravissima situazione del settore lattiero caseario. Il tavolo è stato un importante momento di confronto in quanto ha riunito tutti gli attori della filiera: tutte le associazioni agricole, le principali cooperative (Lattebusche, Latterie Vicentine, Latteria di Solido e altre realtà venete), l’associazione dei produttori di latte veneti Aprolav, le industrie di trasformazione come Unindustria ed enti agricoli come Veneto Agricoltura e Avepa. Tra le misure più importanti annunciate dall’assessore Pan, Confagricoltura ritiene lodevole l’istituzione di coordinamento regionale sul latte, con tutti gli organi di controllo, che monitorerà la provenienza del prodotto utilizzato dalle industrie di trasformazione. Lo scopo è quello di impedire la speculazione in atto, che vede l’acquisto di latte straniero a basso costo per la produzione di formaggi e altri prodotti lattiero caseari con l’etichetta made in Italy. “Apprezziamo la presa di posizione decisa e concreta della Regione su una situazione che l’assessore non ha esitato a definire, giustamente, catastrofica – dice Fabio Curto, presidente del settore lattiero caseario di Confagricoltura Veneto -. Il coordinamento, al quale parteciperanno produttori, industrie di trasformazione e organismi di controllo come Avepa, dovrà rendicontare quanto latte estero entra in Veneto e se i prodotti che si fregiano della dicitura “made in Italy” vengano fatti realmente con latte nostrano. L’alzata di scudi dell’assessore è particolarmente importante in questo mese che vede la fine dell’accordo trimestrale del ministero con l’industria sul prezzo del latte fissato a 35 centesimi e di conseguenza la corsa di industrie di trasformazione e caseifici ad acquistare il latte venduto a 25 centesimi nel Nord Europa a causa della sovrapproduzione di prodotto. Il rischio è che molte delle nostre stalle venete si trovino da un giorno all’altro a piedi, senza più la possibilità di vendere il loro latte”.
Confagricoltura Veneto apprezza altre iniziative di sostegno ai produttori veneti prospettate da Pan sia a livello regionale, sia nazionale. “Positivo il bando annunciato di un milione di euro per il settore, che andrà a sostegno dell’intervento bancario in conto interessi – sottolinea Curto -. Si tratterà di qualche migliaio di euro per azienda, che non saranno risolutivi ma saranno comunque un piccolo aiuto immediato per aziende che stanno faticando a chiudere i bilanci. Infine plaudiamo alla possibilità futura di incentivare, con il Psr o piani integrati di filiera, le aziende che lavorano su filiere totalmente italiane: un modo concreto per premiare chi sostiene la produzione veneta, facendone una questione etica prima che economica”. Secondo i dati Ismea la fine delle quote latte ha portato ad una sovrapproduzione in tutta Europa.
Nel 2015 si segnala un forte aumento delle produzioni rispetto al 2014 dell’Irlanda (+ 13,29%), dell’Olanda (+ 6,84%), del Regno Unito (+ 2,46%) e della Germania (+1,6%). L’Italia segna un moderato rialzo dello 1 %. “Oggi il direttore di Avepa, Fabrizio Stella, ha annunciato che negli ultimi tre mesi abbiamo perso in Veneto altre centinaia di stalle, scendendo sotto quota 3000 rispetto alle 3.131 del 31 dicembre 2015 – avverte Curto -. Perciò diciamo che queste misure sono positive, ma non bastano di fronte a una situazione sempre più drammatica: serve un’azione energica del ministero in ambito comunitario per riequilibrare la produzione di latte e altre misure come promozione del made in Italy e l’aggregazione di filiera”. Nell’ultimo decennio in Veneto, secondo i dati di Aprolav, hanno chiuso 3.896 stalle, pari al 48,1 per cento: dalle 6.027 aziende esistenti nella nostra regione nel 2005 si è scesi alle 3.131 del 2015. Vicenza è la provincia che ha perso più allevamenti, con 150 stalle che hanno chiuso i battenti: 1009 nel 2015 contro i 1159 del 2014.


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