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Confagricoltura: in un anno chiusi 150 allevamenti nel vicentino, servono misure urgenti o sarà la fine

Di Redazione VicenzaPiù Mercoledi 9 Marzo 2016 alle 15:05 | 0 commenti

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Confagricoltura Vicenza

“Abbiamo perso il 10 per cento di stalle in un anno, chiediamo al governo misure urgenti per far fronte all’emergenza o sarà la fine”. E’ il grido d’allarme lanciato da Michele Negretto, presidente di Confagricoltura Vicenza, nell’assemblea degli allevatori veneti promossa da Confagricoltura e Cia che si è svolta ieri a Vedelago, in provincia di Treviso.

Oltre 150 gli allevatori provenienti da tutto il Veneto, tra cui molti vicentini, che hanno manifestato rabbia e preoccupazione per una situazione diventata difficilissima l'anno scorso, quando la fine delle quote latte ha portato a un'eccedenza di prodotto in tutta Europa e al conseguente crollo dei prezzi.

Il quadro emerso è drammatico, secondo i dati forniti da Aprolav, l’associazione veneta dei produttori di latte. Nell’ultimo decennio in Veneto hanno chiuso 3.896 stalle, cioè il 48,1 per cento: dalle 6.027 aziende esistenti nella nostra regione nel 2005 si è scesi alle 3.131 del 2015. Vicenza è la provincia che ha perso più allevamenti, con 150 stalle che hanno chiuso i battenti: 1009 nel 2015 contro i 1159 del 2014.

“E’ un’agonia – dice Michele Negretto -. Abbiamo perso moltissime stalle a Sandrigo, Bolzano Vicentino, Camisano, Pozzoleone, ma tutta la provincia soffre. Non avendo redditività, le aziende chiudono. Ci sono cooperative che trasformando il latte in grana padano riescono a realizzare qualcosa in più, ma in generale il latte viene pagato a prezzi stracciati: anche 30 centesimi a fronte di 42-45 centesimi di costi di produzione. Abbiamo soci in condizioni disastrose. Le aziende più grosse con dipendenti sono quelle che soffrono di più. Non hanno liquidità per pagarli. Tante hanno fatto investimenti anche oltre 100 mila euro e si ritrovano con mutui di migliaia di euro che non riescono a pagare. Se vanno male gli allevamenti, andranno male anche altre colture, cereali in primis, per non parlare dell’indotto. Servono misure urgenti, come il congelamento dei mutui delle aziende agricole. Anche i contributi della Pac sono in ritardo: dovevamo incassarli in dicembre e invece tanti non li hanno visti e qualcuno ne ha portato a casa una parte. Chiediamo che si faccia il possibile per farli arrivare: sarebbero una boccata d’ossigeno”.

Molta preoccupazione tra gli allevatori per l’accordo siglato a fine 2015 tra industrie e agricoltori al ministero delle Politiche agricole, che aveva fissato il prezzo a 36 centesimi. “L’accordo scadrà a fine marzo e si vocifera che non verrà rinnovato – spiega Fabio Curto, presidente della sezione lattiero casearia di Confagricoltura Veneto. - Ad aggravare il quadro la contrazione del consumo di latte stimata, in Europa, attorno al 5 per cento a fronte di un’eccedenza di produzione che si attesta sul 4 per cento. Il momento è difficilissimo, ma agli allevatori diciamo che dobbiamo rimanere uniti e guardare ad esperienze aggregative che possono indicarci la via giusta per avere ancora un futuro. Alla politica, sia a livello regionale che nazionale, chiediamo interventi di sostegno indispensabili per non farci chiudere i battenti e una tutela del nostro prodotto, oltre a regole certe che mettano in ordine un mercato che dopo la fine delle quote latte è nel caos”.

Per Terenzio Borga, presidente di Aprolav, l'associazione veneta dei produttori di latte che riunisce oltre 3500 allevatori, “ci sono grandi responsabilità in quello che stiamo vivendo. Gli europarlamentari si sono dimostrati dei perfetti incapaci nel trattare la nostra economia. Il risultato? Latterie e industrie oggi offrono ai produttori cifre inaccettabili come 27 centesimi al litro. Prendere o lasciare”.

Molti interventi degli allevatori, ieri, durante l’assemblea, con affondi polemici contro Coldiretti, che nei giorni scorsi ha dichiarato di non volere un’alleanza con chi non ha progetti chiari. Nazareno Gerolimetto, consigliere regionale ed ex dirigente Coldiretti, ha parlato chiaro: “Le associazioni sbagliano a non essere unite. Fa male chi si sfila e va da solo, come ha fatto pochi giorni fa il direttore di Coldiretti di Treviso”.

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