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Il Corriere del Veneto. Banco Popolare, BPVi e Veneto Banca: 12,4 miliardi di euro di capitale bruciato

Di Rassegna Stampa Venerdi 3 Giugno 2016 alle 08:10 | 0 commenti

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Le condizioni sono diverse rispetto a Bpvi e Veneto Banca. Per il Banco Popolare l'aumento di capitale è la base della fusione con Popolare di Milano che darà vita al terzo gruppo bancario italiano. Ma anche in questo caso, nel momento in cui è stato fissato il prezzo delle azioni, il sacrificio per i soci è enorme. Bruciando fin qui un valore per 1,4 miliardi di euro. Un salasso che si aggiunge agli 11 miliardi bruciati con i drammatici aumenti di capitale di Popolare di Vicenza e Veneto Banca. Così il conto complessivo che stanno pagando gli azionisti delle banche venete per i rafforzamenti patrimoniali sale a 12,4 miliardi

Banco, l'aumento costa già 1,4 miliardi In Veneto il conto per i soci sale a 12,4. Verona fissa il prezzo. Con nuovi sacrifici dopo quelli pagati a Vicenza e Montebelluna

Il Banco Popolare fissa il prezzo dell'aumento di capitale, che è già costato ai soci 1,4 miliardi di euro. Un salasso ulteriore, che si aggiunge agli 11 miliardi bruciati con i drammatici aumenti di capitale di Popolare di Vicenza e Veneto Banca, costati brutalmente ai soci l'azzeramento del valore delle azioni, portando il conto che stanno pagando gli azionisti delle banche venete per i rafforzamenti patrimoniali a 12,4 miliardi di euro.

Condizioni diverse, certo, quelle del Banco rispetto agli altri due istituti, perché qui l'operazione, pretesa dalla Bce, è la base per la fusione con la Popolare di Milano che darà vita al terzo gruppo bancario italiano. Ma il sacrificio per i soci è comunque enorme, alla vigilia di un'operazione che dovrà iniettare un altro miliardo di euro dopo i 3,5 già versati tra 2011 e 2014. Il conto esce dalle condizioni definitive dell'aumento di capitale da un miliardo, approvate ieri pomeriggio dal cda di piazza Nogara, mentre il via libera dalla Consob alla pubblicazione del prospetto è atteso per oggi.

Primo elemento, il prezzo di sottoscrizione, fissato a 2,14 euro, rispetto ai 4,16 euro del 1. giugno, preso come riferimento. Il primo esito è di più che dimezzare i soci che non potranno seguire l'aumento di capitale offerto tutto in prima battuta in opzione. A 2,14 euro, l'aumento di capitale da 996,3 milioni impone di emettere oltre 465 milioni di nuove azioni, il 130% degli attuali 362 milioni in circolazione. Ma così, gli attuali soci che non potranno partecipare alla ricapitalizzazione verranno più che dimezzati, ridotti come saranno al 43% del capitale risultante.

L'altro aspetto deriva sempre dal prezzo di emissione di 2,14 euro, dopo aver stabilito un rapporto di opzione di 9 nuove azioni ogni 7 possedute (confermato il periodo di offerta in opzione, che andrà dal 6 al 22 giugno, mentre i diritti saranno negoziabili in Borsa fino al 16). Lo sconto fissato rispetto al Terp, il prezzo teorico dei titoli prima dello stacco diritti (il valore risultante in pratica dopo l'aumento di capitale), è del 29,3%.

A quel punto diventa interessante capire quanto è costato finora ai soci l'aumento di capitale. Il conto è salatissimo ed è pari a 1,4 miliardi. Il 24 marzo, quando venne annunciato dopo l'accordo sulla fusione con Milano la necessità di ricorrere all'aumento, il titolo del Banco valeva 6,93 euro. Il Terp, il prezzo risultante tra vecchie e nuove azioni è 3,02 (si ottiene moltiplicando l'attuale prezzo di 4,16 per le 7 azioni di cui si è in possesso e aggiungendovi il valore dei 2,14 euro per le 9 nuove azioni, e dividendo il risultato finale per 16). I 3,91 euro di differenza, per i 360 milioni di azioni fanno appunto 1.400 milioni. E al prezzo di emissione, l'attuale valore del Banco Popolare non va oltre i 775 milioni di euro, di fatto la metà dell'attuale capitalizzazione.

Effetti pesantissimi, in cui i soci del Banco pagano le attuali valutazioni stracciate di Borsa sulle banche. Gli stessi che, in circostanze ben più drammatiche, hanno azzerato i soci di Popolare di Vicenza e Veneto Banca. E se si aggiunge a quanto hanno pagato quelli di Vicenza e Montebelluna il salasso già costato a quelli di Verona, il conto finale pagato in Veneto per i rafforzamenti patrimoniali delle banche sale a 12,4 miliardi.

Almeno, a Verona, la prospettiva è totalmente diversa ed è la creazione del terzo gruppo bancario italiano con Popolare di Milano, con 4 milioni di clienti, oltre 2.400 sportelli e un utile netto di 1,1 miliardi nel 2019. A questa prospettiva i soci dovranno far riferimento per star dietro ad un aumento di capitale, che si sovrapporrà nei tempi a quello di Veneto Banca, che dovrebbe Montebelluna in Borsa il 28 giugno.

Qui la partita si corre tutta nel tentativo di evitare la seconda acquisizione in toto di Atlante, dopo Vicenza. L'obiettivo è mettere insieme almeno i 250 milioni per costituire il flottante che permetta lo sbarco in Borsa, tenendo aperta la prospettiva di un'aggregazione con un'altra banca magari già nella seconda fase dell'aumento (nonostante le smentite, si guarda a Bper). Gioco difficilissimo, anche perché Consob, come già a Vicenza, ha vietato qualsiasi pubblicità all'aumento di capitale e imposto regole severissime nel collocamento allo sportello. A questo punto si guarda ai grandi soci di Per Veneto Banca, che si riuniranno in assemblea domenica. Spetterà in prima battuta a loro mettere a questo punto i soldi per tener aperto un aumento di capitale il cui esito sembra altrimenti già scritto.

di Federico Nicoletti, da Il Corriere del Veneto


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