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Banca Popolare di Vicenza, l'analisi de Il Sole 24 Ore

Di Rassegna Stampa Mercoledi 17 Febbraio 2016 alle 12:30 | 1 commenti

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Banca Popolare di Vicenza definisce il prezzo del diritto di recesso in 6,3 euro e aggiunge una tranche di circa 250 milioni di euro all’aumento di capitale da 1,5 miliardi, che sale così a 1,75 miliardi di euro. Gli importi aggiuntivi serviranno in parte a stabilizzare il titolo dopo l’aumento di capitale e in parte serviranno come incentivo per la sottoscrizione e la fidelizzazione dei vecchi soci. Con queste misure, approvate ieri dal Cda, la banca veneta che oggi è guidata da Francesco Iorio si prepara all’operazione di ricapitalizzazione che servirà a riportare i requisiti sopra le richieste della Vigilanza.

L’istituto deve fare i conti con un territorio in subbuglio per un taglio del valore dell’azione legato alle verifiche della Bce dei mesi precedenti: ai soci che opteranno per il recesso a fronte della trasformazione della banca popolare in Spa verranno dunque riconosciuti 6,3 euro contro i 48 euro previsti fino ad oggi, con un taglio dell’87% circa. La banca comunque, come accaduto nel caso di Veneto Banca, limiterà «in tutto e senza limiti di tempo il rimborso delle azioni con fondi propri», visto il deficit patrimoniale. Una scelta obbligata, quest’ultima, e imposta dagli organi di Vigilanza. La banca infatti può contare su un Cet 1 ratio del 6,65% contro 10,25% richiesto dalla Banca centrale europea. Solo dopo l’aumento di capitale da 1,5 miliardi di euro, il Cet 1 ratio è destinato a salire al 12 per cento.
Tornando all’aumento, la banca ha previsto dunque una “green shoe” da 150 milioni di euro riservata agli istituzionali che nelle intenzioni del management dovrà aiutare a stabilizzare il titolo una volta quotato sul listino. In aggiunta a questa sovra-allocazione di capitale, sono state previste due ulteriori tranche che serviranno a fornire condizioni di maggior favore per i soci in vista dell’aumento di capitale. Come forma di incentivazione alla partecipazione, il Cda della banca ha previsto che i soci che aderiranno all’aumento di capitale abbiano il diritto di sottoscrivere nuove azioni con lo sconto del 50% sul prezzo dell’Ipo per un ammontare massimo di 75 milioni. Uno sconto del 50 per cento sul prezzo di emissione è previsto anche per i vecchi soci che, pur non aderendo all’aumento di capitale ma mantenendo l’azione per un periodo predefinito, sottoscriveranno le azioni una volta che la banca sarà in Borsa. Per loro è prevista una tranche di nuove azioni per complessivi circa 38 milioni di euro.
La banca, che è assistita dagli advisor Vitale&Co. e Bonelli Erede, ha definito ieri anche uno schema indicativo della struttura dell’offerta di capitale. Del miliardo e mezzo di euro di nuova emissione, circa il 50% dovrebbe finire in mano agli investitori istituzionali, almeno il 45% ai soci esistenti, e un restante 5% dovrebbe andare al retail.
Tutte le novità definite ieri dal Cda saranno comunque al vaglio dell’assemblea, che si riunirà il 5 marzo. In quell’occasione, i soci dovranno dare l’ok alla trasformazione in Spa, all’aumento di capitale e alla quotazione in Borsa, che dovrà avvenire entro aprile, come promesso dalla Banca a Francoforte.
Nei prossimi giorni inizierà invece il roadshow di Iorio tra gli investitori istituzionali. Già la prossima settimana il manager incontrerà i fondi prima negli Stati Uniti (tappe previste a New York e Boston) e poi in Europa. Si guarda in particolare ai fondi long only ma la banca intende coinvolgere nel progetto anche diversi hedge fund che potrebbero trovare nell’istituto una buona occasione di investimento.
Popolare di Vicenza esce del resto da una profonda pulizia di bilancio. Il 2015 si è chiuso con una perdita di esercizio di 1,4 miliardi di euro, di cui un miliardo circa di vera perdita a cui si aggiungono circa 400 milioni legati a una diversa valutazione di parte del capitale finanziato. Previsti anche 150 milioni di euro che dovranno servire ad assorbire i contenziosi, visti i circa 3mila reclami già arrivati. «Non possiamo perdere di vista il fatto che la banca abbia provocato dei guasti – ha dichiarato l'ad Francesco Iorio l'altra sera a Vicenza davanti a 1.100 soci –, di questo ne siamo consapevoli e ce ne rendiamo responsabili. Nei limiti delle attuali possibilità già nel bilancio di quest'anno abbiamo fatto uno sforzo per ripianare i problemi del passato». La banca ha pagato anche un violento crollo della raccolta diretta, che è scesa del 23,3% a 21,9 miliardi su fine 2014. L’istituto nel frattempo ha alzato la copertura sui crediti deteriorati, portandola al 42,4% rispetto al 37,9% del 31 dicembre 2014 e al 41,8% dello scorso giugno.

di Luca Davi da Il Sole 24 Ore

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Commenti

Inviato Mercoledi 17 Febbraio 2016 alle 12:53

da 40 euro a 6, 3 da non credere! Ma quando aspettano a ribellarsi, a far sentire la voce di chi ha creduto nella Banca di casa. Senti che roba: Advisor; road show; violento crollo; hedge found; fidelizzazione; infine pulizia di bilancio, va bene; ma quando? Come si può andare avanti in questo modo.
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