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“Archeologia per lo Sviluppo” al Bostel di Rotzo: dall’ingegneria spaziale all’agro-ecologia

Di Redazione VicenzaPiù Mercoledi 17 Agosto 2016 alle 15:29 | 0 commenti

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Il 27 agosto 2016 avrà luogo una giornata dedicata allo straordinario sito archeologico del Bostel di Rotzo a coronamento delle ultime campagne d’indagine (2014-2016) del dBC (Dipartimento dei Beni Culturali dell’Università degli Studi di Padova) che opera in situ dal 1993 in regime di concessione ministeriale di scavo, nel quadro di un’estesa rete di collaborazione internazionale. Le ricerche hanno messo in luce varie strutture e infrastrutture abitative databili alla Tarda Età del Bronzo e alla Seconda Età del Ferro, anche grazie all’impiego di tecnologie innovative per la ricostruzione complessiva dell’abitato come il trattamento di fotografie aeree e satellitari multi- temporali (1915-2016), di immagini RADAR e di modelli tridimensionali del terreno.

Gli ultimi sviluppi hanno inoltre visto lo sfruttamento di droni-UAVs con sensori ottici e termici, ma anche l’uso di algoritmi di Intelligenza Artificiale per il riconoscimento delle strutture archeologiche sepolte e per la localizzazione predittiva dei siti, con relativi controlli a terra (“verità terreno”) tramite ricognizione di superficie, prospezioni geofisiche e scavi. La nuova frontiera della ricerca e soprattutto della valorizzazione, invece, prevede di sfruttare al meglio le più recenti tecnologie andando a creare attraverso la Realtà Virtuale e la Realtà Aumentata una maggiore interazione tra i visitatori e il patrimonio culturale.
Rilevante inoltre l’apporto fornito dal progetto-pilota “Horus” (divinità egizia in forma di falco, assunta come immagine emblematica della teleosservazione archeologica), esito della collaborazione fra studenti, ricercatori e docenti di Archeologia (dBC) e di Ingegneria Aerospaziale (del CISAS, Centro di Ateneo di Studi e Attività Spaziali “Giuseppe Colombo”, attualmente impegnato nelle missioni Rosetta ed ExoMars).
La manifestazione, promossa dal Comune di Rotzo e dall’insegnamento di “Tecniche di Scavo e Ricognizione” (prof. Armando De Guio) dell’Università degli Studi di Padova, d’intesa programmatica con la Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio per le Province di Vicenza, Verona e Padova, si pone l’obiettivo di valorizzare l’eccezionale patrimonio  dell’Altopiano (dalle prime frequentazioni del Paleolitico Medio, alla paleo-metallurgia dell’Età del Bronzo, alle più pervasive “Archeologia della Grande Guerra” e “Archeologia del Nonno”, se non anche, per alcuni, “Archeologia di Noi”) nei termini di una aggiornata politica di Eco-Cultural Resource Management (ECRM), ovvero gestione delle risorse eco-culturali, e anche di una più applicativa e diretta “Economia dei Beni Eco-Culturali”, e di coinvolgere il pubblico in un viaggio alla scoperta virtuale e remota, ma anche fisica e diretta del proprio territorio.
L’evento prenderà avvio dalle 14:30 presso il Museo Archeologico dell’Altopiano dei Sette Comuni dove esperti di ambito archeologico, aerospaziale ed eco-culturale aggiorneranno il pubblico sulle attività recenti e sulle novità in programmazione per il Bostel; verrà inoltre proiettato un filmato del sito ripreso da drone. Successivamente ci si sposterà al parco archeologico, dove gli studenti dell’Università di Padova presenteranno i settori di scavo e i materiali venuti in luce  durante la campagna 2016 con visite guidate per adulti e per ragazzi.
Inoltre fino al primo settembre l’équipe di archeologi dell’Università degli Studi di Padova si renderà disponibile per i turisti e tutti gli interessati a illustrare le operazioni di scavo e a svolgere visite guidate gratuite e approfondimenti sul villaggio proto-storico del Bostel di Rotzo.
La cornice teoretica e operazionale in cui la proposta di promozione del sito del Bostel si iscrive è quella di una “Archeologia Applicata”, e specificamente “Archeologia Pubblica”, qui meglio connotata come una “Archeologia per lo Sviluppo” (AS) rivolta non solo ai paesi in via di sviluppo, ma anche alle nostre stesse “periferie” (geografiche, sociali ed economiche), quali quelle montano- alpine talvolta investite da fenomeni di abbandono, marginalizzazione e perdita di “conoscenza” e
identità difficilmente reversibile.
Del resto il territorio di Rotzo si trova già incluso in un progetto-pilota di cooperazione internazionale (Italia-Burkina Faso) di archeologia per lo sviluppo fra area alpina e Africa sub- sahariana (progetto/azione PAS: Paleoetnoarcheologia Alpina e Subsahariana: dalla ricerca alla “Archeologia per lo Sviluppo”) e lo stesso inserimento programmatico della locale amministrazione di un piano di “recupero agro-ecologico” dell’eccezionale patrimonio dei terrazzi di Rotzo (“Archeologia delle Masiere”, dall'età del Bronzo ad oggi) si pone in preziosa e fine sintonia operativa con tali orizzonti di attesa.
L’idea emergente è dunque quella di contribuire, con un diretto coinvolgimento degli attori sociali residenti, a rinegoziare in modo innovativo il proprio rapporto con il passato e il presente per ridisegnare un futuro di riappropriazione identitaria, promozione culturale, sociale, economica e di qualità di vita.
Sul piano transregionale/ transfrontaliero locale, poi, il Dipartimento dei Beni Culturali, ha già avanzato la proposta di un progetto dedicato (“Ba Gheesto?”, equivalente cimbro di Quo Vadis?), esteso all’intero comparto degli Altipiani vicentino trentini dei Sette Comuni e di Vezzena, Luserna, Lavarone, con specifiche ricadute applicative rivolte allo sviluppo del territorio e alla crescita di consapevolezza dei valori ereditari di identità e transculturalità.

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