Verlato analizza il problema delle riunioni sindacali
Mercoledi 21 Ottobre 2015 alle 23:11 | 0 commenti
Riceviamo da Adriano Verlato e pubblichiamo
Le riunioni sindacali sembrano essere diventate un problema su cui tutti i media si buttano ad ogni pié sospinto. E' cosa buona? Credo di sì. E giusto che i sindacati prendano subito cappello e parlino di democrazia ferita? E' meglio ragionarci un po’. Nessuno può negare che tenere i turisti fuori dal Colosseo, da Pompei e da altri monumenti prestigiosi, per questioni sindacali, sia cosa né buona né giusta.
E i diritti, i sacri diritti conquistati con battaglie all’ultimo sangue? Chi può osare metterli in discussione? Questo mio tono un po’ scherzoso non si riferisce certo agli arretrati che i sorveglianti del Colosseo vantano da tempo. Hanno perfettamente ragione, ma non è che esistono solo proteste che coinvolgano i nostri ospiti turisti e non; ci sono anche altri mezzi per ottenere il dovuto e, credo, i sindacati lo sappiano.
So di dire cosa che mi attirerà strali da più parti, ma la dico ugualmente. Da tanti anni penso che le assemblee sindacali, ovviamente un diritto, andrebbero, comunque, effettuate in orario extra lavorativo. Perché mai un datore di lavoro, sia esso privato o pubblico, deve accollarsi economicamente le ore di assemblea? L’attività sindacale, sovente benemerita, è una tutela volontaria dei propri diritti e se i sindacati sono riusciti a ottenerla in orario lavorativo, non mi sembra una conquista corretta. Il nostro presidente del consiglio ha dimezzato i permessi sindacali. Credo sia stata una buona iniziativa . C’è gente infatti, e non poca, che ha fatto del ruolo sindacale una vera e propria professione e questo è, quantomeno, singolare. Ci sono sindacalisti apicali che nei talk show hanno sempre parlato con il cuore sanguinante per i soprusi sulla classe operaia, i quali, tuttavia, per i diritti personali, hanno provveduto con discrezione in modo efficace e previdente. Chiudo con un ricordo che mi sono appuntato. Nel 1946, Giuseppe di Vittorio, parlando di servizi pubblici e difendendo il diritto di sciopero anche in quel settore scriveva che “… Può danneggiare un gran numero di persone estranee alla vertenza, occorre quindi una remora che ne freni l’uso e ne eviti gli abusiâ€. Di Vittorio negava l’opportunità di un intervento di legge, ma si appellava alla ‘coscienza civica’ degli stessi lavoratori. Mi sembra un ricordo calzante.
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