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Il Sud batte il Nord: più 13% di potere d'acquisto

Di Rassegna Stampa Lunedi 6 Giugno 2016 alle 09:32 | 0 commenti

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Salari appiattiti, prezzi diversi così il Sud batte il Nord più 13% di potere d'acquisto
di Roberto Mania, da la Repubblica
I contratti nazionali producono diseguaglianze. Ed è una diseguaglianza che non ti aspetti: il salario nominale uguale per tutti, infatti, avvantaggia i lavoratori del Sud e i proprietari di casa del Nord. In media il potere d'acquisto è più basso di circa il 13% nelle regioni settentrionali rispetto a quelle meridionali, con un picco del 32% tra gli insegnanti della scuola elementare pubblica. Risultato della contrattazione non collegata alle dinamiche della produttività e al costo reale territoriale della vita. Numeri presentati al Festival dell'economia di Trento dal professor Andrea Ichino, dell'European University Institute di Firenze, e frutto di un lavoro condotto insieme a Tito Boeri, presidente dell'Inps e professore alla Bocconi, e a Enrico Moretti dell'Università di Berkely, uno dei consulenti economici del presidente Barack Obama.

Titolo: "Divari territoriali e contrattazione: quando l'eguale diventa diseguale". La ricerca contiene anche un raffronto con la Germania dove un contributo all'equilibrio nel processo di integrazione è arrivato dalla diversificazione delle retribuzioni in relazione al costo della vita: più alto nelle aree occidentali, più basso in quelle orientali. In Baviera gli stipendi sono superiori a quelli della Sassonia. Tra Milano e Ragusa accade l'inverso: salari variabile indipendente dal costo reale della vita. «Così il feticcio dell'uguaglianza dei salari nominali genera iniquità », commenta Ichino.
Un ritorno alla gabbie salariali, allora? «Assolutamente no», risponde l'economista. «Quelle sono due parole impronunciabili. Quel meccanismo ingabbiava i salari dentro un sistema rigido identico a quello dei contratti nazionali ». Fuoriuscire dal contratto nazionale, piuttosto, spostando la contrattazione a livello aziendale e collegandola a indici di produttività. Strada nei fatti imboccata dalla Germania fin dalla metà degli anni Novanta. Questo ha determinato salari nominali e reali al contempo più elevati nelle regioni dell'Ovest rispetto all'Est, costi delle abitazioni sostanzialmente uniformi, tassi di disoccupazioni abbastanza simili. Lo stesso scontro sociale in Francia sulla loi travail, ricorda Ichino, riguarda proprio la proposta del governo di deviare dagli accordi nazionali. «Io credo che chi si oppone stia sbagliando».
Veniamo all'Italia. Intanto le conseguenze - secondo i tre studiosi - di una contrattazione basata sull'uniformità del salario nazionale: bassa produttività al Sud rispetto al Nord, alto tasso di disoccupazione nel Mezzogiorno, bassi salari reali al Nord per colpa soprattutto degli alti costi delle case (voce che incide più di tutte le altre sul reddito), alti salari reali al Sud grazie al basso costo delle abitazioni. Mediamente il costo della vita nelle regioni settentrionali è superiore a quello delle meridionali del 16%, il divario del costo delle abitazioni schizza poi al 36%. Le differenze tra l'Ovest e l'Est tedesco sono rispettivamente del 4% e del 7%. Per un italiano che ha un'occupazione, dunque, e ha un reddito da lavoro dipendente stabile conviene vivere al Sud anziché al Nord, a Ragusa anziché a Milano, perché i beni (pensiamo a una lavatrice) costano uguali e i servizi spesso di meno (l'analisi del sangue, per esempio, costa in media il 68% rispetto alla media del Nord). Così un bancario con cinque anni di anzianità, al quale si applica il contratto nazionale della categoria, ha un potere d'acquisto a Milano inferiore del 27,3% rispetto al collega che vive a Ragusa. Per avere lo stesso potere d'acquisto dovrebbe guadagnare il 37% in più in termini nominali. Il divario si accresce ancor di più se si prende in considerazione la condizione di un insegnante di scuola elementare. Con uno stipendio identico a Milano e Ragusa pari a 1.305 euro mensili, l'insegnante di Milano ha un potere d'acquisto inferiore del 32% e per raggiungere la capacità di spesa del collega di Ragusa dovrebbe guadagnare il 48% in più.
Ma perché la colpa sarebbe dei contratti nazionali? Boeri, Ichino e Moretti hanno analizzato un settore non coperto dagli accordi nazionali come quello dei dipendenti full time degli studi di avvocati. Bene, le differenze si riducono e l'Italia si avvicina alla Germania. Nel caso infatti dei dipendenti degli avvocati con 4-5 anni di esperienza, la retribuzione mensile è al Nord di 1.659 euro al mese contro i 1.502 euro al Sud. Il 10,5% in più a vantaggio dei lavoratori del Nord si compensa quasi interamente con un costo della vita superiore del 16%. Che i sindacati possano tener presente questa ricerca per il prossimo confronto sulla riforma dei contratti è davvero improbabile.

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