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Autonomia, il si di Dalla Rosa: superare le ovvietà e le vecchie province. Il presidente di ViNòva favorevole ma non a plebiscito pro-Zaia. Per Unioncamere +2,7% per PIL veneto

Di Note ufficiali Lunedi 14 Agosto 2017 alle 15:56 | 1 commenti

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Non si può immaginare il futuro di Vicenza senza porsi la domanda di quale sia il suo ruolo nel Veneto e a sua volta quali istanze, interessi e politiche debba portare avanti la Regione in Italia ed in Europa per essere rappresentativa e adeguata all'importanza del proprio territorio, oggi tragicamente sotto-rappresentato sia a Roma che a Bruxelles. L'autonomia già prevista dalla Costituzione potrebbe così essere un'opportunità per mettere in discussione gli assetti dello stato centralista. Otello Dalla Rosa, presidente di ViNòva, facendo seguito ai recenti articoli comparsi sulla stampa locale torna sull'argomento del referendum sull'autonomia del Veneto nella nota che pubblichiamo.

«Il governatore Luca Zaia - spiega - non ha esitato a cogliere il momento favorevole proponendo un quesito "minimo", in grado di superare il vaglio di costituzionalità, facendone un uso strumentale, un po' plebiscitario e funzionale al proprio marketing elettorale.

Il 22 ottobre anche una parte rilevante del centrosinistra voterà sì. Sostenere il referendum, tuttavia, non significa sostenere Zaia né il suo modello di autonomia, ma costruire un modello in cui autonomia faccia rima con responsabilità e solidarietà. L'esatto opposto, insomma, delle parole d'ordine dei sostenitori della Lega, ancora inclini al secessionismo delle piccole patrie.»

L'Unione federale prospettata comporta un inevitabile ridimensionamento degli Stati nazionali, chiedendo alle comunità locali di costruire istituzioni più forti, efficienti e responsabili.

«Quella che vogliamo è un'autonomia responsabile e solidale - prosegue Dalla Rosa - non la rivendicazione egoista e strumentale per dividere gli italiani,ma un progetto politico per unire su basi più forti e credibili l'Italia e l'Europa. Vada retro, quindi, la strumentalizzazione zaiana che passa con disinvoltura da ciò che la Costituzione consente all'idea delle piccole patrie, dell'uscita dall'Europa, dal no Euro fino alla "lingua veneta". Guardiamo invece all'opportunità di aprire un confronto negoziale vero con lo stato centrale e le autorità europee per gestire localmente alcune competenze oggi centralizzate. Il PD ne indica alcune, importanti: politiche del lavoro, della formazione e sociali; tutela dell'ambiente e sviluppo sostenibile. Il tutto con il conseguente trasferimento delle risorse finanziarie necessarie a esercitare tali competenze.»

Unioncamere stima che un'autonomia spinta, pur sempre dentro i confini della Costituzione, porterebbe maggiori risorse al Veneto per 3,8 mld di euro, di cui 800 mln per spese di investimento. Ciò avrebbe un effetto sulla crescita del PIL di circa il 2,7%, con significative ricadute su lavoro e occupazione, anche giovanile, verso cui - secondo Dalla Rosa - dovrebbero essere indirizzate le maggiori risorse a partire dalle politiche scolastiche e di alternanza scuola-lavoro.

«La discussione sull'autonomia va portata fuori dagli spot elettorali - commenta Dalla Rosa - per guardare ai contenuti. Anche quattro sindaci veneti di città capoluogo si sono espressi a favore del referendum sull'Autonomia, pur con accenti diversi, qualcuno anche per riassegnare funzioni e ruoli a province oramai svuotate. Se è accettabile vedere alcuni elementi di regolazione come gli ATO di acqua e rifiuti avere dimensioni che si avvicinano a quelle provinciali, risulta però indigeribile l'idea di riesumare le vecchie e decotte province.»

Dalla Rosa prende ad esempio la fotografia del nuovo Veneto scattata dalla Fondazione Palazzo Festari a fine 2016 per delineare un territorio molto diverso da quello di 20 o 30 anni fa.
Il territorio del Veneto Centrale, "visto dal satellite", assume i contorni tipici di uno spazio metropolitano: le quattro ex-province di Vicenza, Padova, Treviso e Mestre-Venezia ospitano 3,5 mln di abitanti, 380.000 aziende e 1,1 mln di occupati. Il cuore di quest'area, imperniato sul quadrilatero delle città capoluogo, costituisce la vera città metropolitana diffusa del Nordest, anche se i confini amministrativi legati alla logica provinciale impediscono di riconoscerne i contorni, non solo geografici, ma anche socio-economici e mancano completamente strumenti di governo integrato.
A questa area corrisponde una fascia pedemontana in cui l'industrializzazione diffusa è l'elemento di gran lunga dominante. Su 100 nuovi posti di lavoro nel biennio 2015-2016 ben 56 sono in manifattura (circa il 70%) e si concentrano nella fascia pedemontana, mentre solo 8,2 sono quelli in manifattura che si creno nell'area metropolitana centrale dove, invece, si sviluppano servizi, terziario avanzato, attività collegate al supporto dello sviluppo del manifatturiero. Qui però ancora manca la consapevolezza di poter diventare una vera area integrata.

«Il massimo dei benefici per i cittadini veneti - conclude Dalla Rosa - potrà derivare da un negoziato che tenga ben presente l'opportunità della costruzione di uno spazio metropolitano nel Veneto Centrale, imperniato sulle città di Vicenza, Padova, Treviso e Mestre con una governance adeguata al suo status di spazio metropolitano europeo, che ha bisogno di servizi e infrastrutture moderne per essere attrattivo nei confronti del capitale umano e tecnologico più qualificato, per vedere i giovani arrivare e non soltanto partire. Contemporaneamente riteniamo che tutta l'area Pedemontana, che oggi si caratterizza come un distretto manifatturiero di valore mondiale, debba avere anch'essa adeguati strumenti di governo in grado di valorizzarne le eccellenze senza trascurare la specificità legata alla montagna (Belluno) e a due realtà separate ma non trascurabili come il polo veronese e quello rodigino.
Tutto questo è impossibile finchè il nostro orizzonte sarà ridare fiato alle province. Potrà però essere realistico, fattibile e pieno di opportunità di lavoro, di sviluppo e di attrattività se superiamo la logica della ripartizione napoleonica e procediamo decisi sulla fusione/unione dei comuni, dando strumenti reali di governo al nuovo Veneto, metropolitano e manifatturiero.
L'autonomia responsabile e solidale del Veneto che immaginiamo potrà così far crescere l'economia, creando nuove opportunità di sviluppo e lavoro soprattutto per i giovani.
ViNòva lavora a un progetto per Vicenza, ma in un contesto di autonomia regionale più moderna ed efficiente.»

Leggi tutti gli articoli su: Unioncamere, Autonomia, Luca Zaia, Otello Dalla Rosa, ViNova

Commenti

Inviato Lunedi 14 Agosto 2017 alle 16:32

""L'autonomia responsabile e solidale del Veneto"" ????
La proposta di Zaia e del centro destra NON ti piace e NON vuoi accodarti, anche se in ritardo ?
Ma il Partito Socialista al governo da 5 anni, che cosa ha fino ad ora proposto ?
Cerca di ESSERE POSITIVO ed evita di contestare ciò, che NON sei stato capace di portare avanti !!!!!
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