In procura segnalazioni su cessioni sospette azioni BPVi: «Daremo risposta a tutti». Zigliotto, i legali chiedono il dissequestro
Domenica 27 Settembre 2015 alle 12:43 | 0 commenti
 
				
		Cessioni sospette delle azioni, a poche settimane dalla svalutazione del titolo: è uno degli aspetti su cui sta lavorando la procura di Vicenza in seno all'inchiesta, delicata e complessa, sulla Banca Popolare di Vicenza. Un «vaso di Pandora» che, scoperchiato, ha innescato in questi giorni una serie di telefonate e fatto pervenire una sequenza di esposti in tribunale da parte di soci dell'istituto. Tra questi anche chi si è presentato direttamente in caserma, alla Guardia di Finanza.
«Bisognerà dare una risposta a tutti», ha dichiarato ieri il sostituto  procuratore Luigi Salvatori, titolare dell'inchiesta con il collega  Gianni Pipeschi. Con un'indagine correlata o una serie di fascicoli è  presto per dirlo. Considerate le circostanze, non è nemmeno escluso che  inchieste parallele possano essere aperte anche da altre procure  d'Italia. Prato ha già proceduto: un fascicolo per verificare il  comportamento tenuto dal personale della banca nel proporre ai soci  l'acquisto di azioni. 
A Vicenza, dove sarebbe stata collocata la più  grossa fetta di azioni con gli aumenti di capitale, per 500 milioni di  euro, c'è un aspetto, in particolare, sotto la lente, che se fosse  confermato aprirebbe nuovi scenari. E cioè quello delle cessioni di  azioni della Popolare manovrate. Nei modi, ma soprattutto nei tempi. E  cioè a febbraio di quest'anno. Proprio nelle settimane precedenti alla  svalutazione del titolo, all'assemblea dell'11 aprile, nella quale i  soci hanno scoperto che i loro risparmi si erano ridotti, e di non poco.  Ora, se qualcuno, come risulterebbe, è riuscito a rivendere le azioni  prima del tracollo, c'è da presupporre che: fosse a conoscenza appunto  dell'imminente svalutazione delle azioni, tanto da muoversi per  «liberarsene» in tempo, e che non si trattasse di una persona qualunque.  In quel periodo, a febbraio 2015, vendere le azioni era già di fatto  impossibile. Da quanto appurato dagli inquirenti ai risparmiatori che si  rivolgevano in filiale non veniva nemmeno accettata la richiesta di  vendita delle quote azionarie. Ma evidentemente non era così per tutti  se - così come pare - ci sono stati soci che sono riusciti  nell'operazione. 
Proprio nel «rush finale» verso la svalutazione. Tutti aspetti al vaglio ora della procura. 
Intanto  i legali di Giuseppe Zigliotto, a cui venerdì Confindustria Vicenza ha  espresso unanime solidarietà, hanno già depositato la richiesta di  Riesame contro il sequestro di documenti effettuato martedì dai  finanzieri. E c'è da aspettarsi che anche gli altri avvocati si muovano  nella stessa direzione, sollecitando le istanze di dissequestro. Così  già tra una decina di giorni potrebbe essere fissata udienza in  tribunale a Vicenza per la discussione. A quel punto, per opporsi, la  procura sarà costretta a scoprire alcune delle proprie carte. Il  procuratore Antonino Cappelleri, anticipando le difese, aveva già fatto  sapere: «Siamo pronti a farlo». 
Da Il Corriere del Veneto, di Benedetta Centin
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